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A Malpensa il terminal 1 vuoto, per la prima volta dal 1999

È l'immagine più potente del blocco quasi totale dei voli su Milano, ormai ridotti a poche decine. E di una fase di emergenza, almeno a livello europeo, che preoccupa anche le compagnie

malpensa durante il coronavirus

Ambienti enormi vuoti, solo qualche persona diretta agli uffici e agli spogliatoi. Il terminal 1 di Malpensa ha chiuso ai passeggeri, insieme a Linate, nella giornata di lunedì 16 marzo: non è più solo il calo di passeggeri che aveva svuotato i saloni delle partenze e degli arrivi, da lunedì è uno stop ufficiale.

L’aeroporto è uno di quei pochi luoghi (strano pensarlo ora) che non si fermano davvero mai. In altri luoghi c’è chi – anche fisicamente – ha una chiave e chiude le porte, solo per poche ore. Succede, per dire, anche nelle maggiori stazioni ferroviarie.

Qui no, non succede. Ed è un impatto emotivo potente: dal 1999 mai c’era stato un giorno senza viaggiatori.

Nelle chat degli aeroportuali, con un pizzico d’ironia, girava questa mattina la foto di un piccione, che solitario vagava nel salone, prima di essere (prontamente) cacciato. Simbolo del vuoto lasciato alle partenze, agli arrivi, ai check in.

Malpensa Generiche

I pochi voli fanno oggi capo alla Cargo City  – ne abbiamo raccontato nei giorni scorsi, qui, qui e qui – e al Terminal 2, dove sono stati concentrati imbarchi e sbarchi dei passeggeri. Ma in realtà anche il Terminal 1, pur orfano di passeggeri, è ancora “abitato”: ci sono ancora uffici aperti, gli spogliatoi usati da una parte del personale (altri si cambiano a casa, come da istruzioni diramate nei giorni scorsi).

Nel corpo centrale del Terminal poi rimane pienamente operativo il Coordinamento di Scalo, il “cervello” dell’aeroporto, che coordina le diverse attività e tutta una serie di servizi, tra cui la sorveglianza dell’enorme perimetro del sedime aeroportuale. La stessa “area sterile” (quella oltre i controlli) è ovviamente presidiata per ragioni di sicurezza.

Malpensa generica 2019
Il Coordinamento di Scalo in una foto di archivio, estate 2019

È strano – te lo fanno capire i lavoratori aeroportuali – ripensare agli ultimi mesi. Mentre il resto d’Italia ancora lo sottovalutava, a Malpensa il pericolo del Coronavirus si percepiva già da fine gennaio, quando molti chiedevano già protezioni di fronte ai passeggeri in arrivo dalla Cina. D’altra parte c’era già a gennaio tutta l’incertezza economica di un settore aereo alle prese con una crisi ampia in Italia, a Malpensa incarnata dallo stop improvviso di Air Italy.

Ora invece la situazione eccezionale ed emergenziale è – se non globale – almeno su scala europea. Tutte le compagnie hanno ridotto le frequenze e sospeso rotte: non solo per mancanza di passeggeri, ma anche per ridurre costi d’esercizio e perdite. «Mettere a terra parte degli aeromobili consentirà di limitare sensibilmente i costi variabili» ha messo nero su bianco, ad esempio, Easyjet. Parlando di «futuro incerto» per le compagnie europee e parlando un po’ implicitamente anche di liquidità che deve essere messa a disposizione anche «dai governi di tutta Europa». Intervento pubblico, in uno dei settori che più fino ad oggi è stato governato dalla mano invisibile e crudele del mercato.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 17 Marzo 2020
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