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All’Auser niente più bocce e incontri. Ma rimane un telefono che risponde

L'Auser di Gallarate ha scelto di chiudere anche l'ultimo presidio della sede di via del Popolo, in centro città. "Un sacrificio per tutti, per poi ricominciare"

Generico 2018

All’Auser di Gallarate le corsie delle bocce sono deserte già da giorni. Il bancone e i tavolini vuoti, dietro il cancello di via del Popolo, pieno centro.

Eppure anche qui si tiene accesa una fiammella, un modo per tenere i contatti: un numero di telefono attivo, la pagina facebook, i contatti via whatsapp. 
«Stamattina abbiamo preso la decisione di chiudere del tutto» spiega con una dose di tristezza Renato Losio, presidente del circolo Auser cittadino. «Il nostro centro era già chiuso al pubblico degli associati, tenevamo solo un presidio minimo, ma oggi il Decreto ci impone un ulteriore passo indietro per il bene di tutti».

Fino ai giorni scorsi era ancora attivo il servizio Filo d’Argento, la telefonia sociale che Auser garantisce per tenere contatti costanti con persone anziane. «Un modo anche per garantire informazioni a tutti e per tranquillizzare» spiega Federica Carrano. È la sua voce il riferimento dell’associazione: a lei è rimasto il numero di telefono (320 628 3145) a cui ci si può rivolgere, anche se la sede è chiusa.

«Il Servizio Civile è stato sospeso, le due ragazze sono in permesso straordinario» continua il presidente Losio. «Abbiamo sospeso i trasporti sociali, anche a tutela dei volontari che sono in gran parte persone oltre i sessant’anni di età: fino ad oggi grazie a Comune e Asst abbiamo avuto mascherine e guanti per protezione. Ogg garantiamo solo trasporti di malati oncologici e ci stiamo confrontando con le famiglie. Facciamo tutte queste cose in accordo con le istituzioni, non solo con una nostra autonoma valutazione».

Spazi e servizi chiusi, attività cancellate. Ma anche il tentativo di tenere comunque legami:  «Pubblichiamo anche su Facebook e mandiamo messaggi via whatsapp, per mantenere attiva la comunicazione con i soci».  in questi giorni si misura come volontariato e associazionismo siano reti preziose per non isolare le persone, soprattutto anziani.

«Pensiamo che questo sacrificio serva per poi ricominciare» dice ancora Losio. È lo sguardo che va più in là, che dà prospettiva: «Abbiamo tanta voglia di ricominciare: nel rapporto con i volontari, con i nostri soci, nelle iniziative. Faremo cose meravigliose grazie a questo sacrificio che sopportiamo oggi».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 10 Marzo 2020
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