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Coronavirus, Easyjet chiede la cassa integrazione per i dipendenti

Più di 1500 dipendenti italiani potrebbero andare in cassa integrazione per nove mesi

gallarate generico

Dopo aver sospeso, dalla mezzanotte di mercoledì 11 marzo 2020, tutti i voli nazionali italiani, Easyjet chiede alle autorità italiane la cassa integrazione per il personale  italiano, come riporta il Corriere della Sera. I dipendenti della compagnia low cost britannica sul suolo italiano sono 1649 per un periodo di circa nove mesi.

A comunicarlo è Lorenzo Lagorio, country manager Italia, in una comunicazione interna citata dal Corriere della Sera: “Si rende urgente e improcrastinabile l’avvio di programmi volti alla drastica e immediata riduzione dei costi in tutte le aree aziendali. Stante la natura della crisi, anche nell’ottica di salvaguardare nel lungo termine i posti di lavoro, si rende necessario l’avvio di un programma di Cigs”. Vengono ipotizzati nove mesi, ma Lagorio non nega che potrà esserci il bisogno di “eventuali proroghe”.

I NUMERI

La cassa integrazione chiesta — e che sarà oggetto di trattative con le parti sociali —interesserà il personale navigante (piloti e assistenti di volo) e il personale di terra.

In totale, la compagnia ha 309 piloti e 610 assistenti di volo basati a Milano Malpensa, 86 piloti e 195 assistenti di volo a Venezia, mentre 80 piloti e 172 assistenti di volo sono a Napoli. A questi si aggiungono 17 addetti del personale di terra (13 a Malpensa, 2 a Venezia, 2 a Napoli). “In ogni caso il numero delle eccedenze sarà pari, al massimo, all’80% del personale in forza”.

Una volta tornati operativi Easyjet prevede di avviare “meccanismo di rotazione in relazione all’attività programmata nell’ambito di ciascuna base”. La compagnia intende così attingere al Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale.

 

Pubblicato il 11 Marzo 2020
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