“Siamo solo numeri”: lo sfogo dei dipendenti dei negozi in aeroporto
La situazione di 200 dipendenti di Dufrital lasciati in cassa integrazione senza l'anticipo degli stipendi per far fronte all'emergenza Coronavirus
«Siamo solo numeri». A parlare è una dipedente – che ha richiesto di rimanere anonima – in uno dei negozi di duty free dell’aeroporto di Milano Malpensa appartenente alla multinazionale Dufrital, «che gestisce tutti gli aeroporti del mondo e che quindi sta economicamente molto bene».
L’azienda, però, secondo la dipendente e molti suoi colleghi, non sta provvedendo ai propri dipendenti in un momento di crisi da Coronavirus come questo, «dove sono stati numerosi gli imprenditori che si sono prodigati per salvaguardare i propri lavoratori. Basta pensare a Leonardo del Vecchio, fondatore del gruppo Luxottica, che ha tagliato gli stipendi ai manager pur di garantire gli anticipi ai propri dipendenti, oltre a bonus e agevolazioni».
«Troviamo davvero disgustoso che un’azienda non mostri di esserci, ma anzi alimenti del malcontento e della rabbia in un momento di tale sofferenza». «Molti miei colleghi hanno paura e si trovano in difficoltà, perciò ho voluto segnalare la situazione dell’azienda e del trattamento riservato ai dipendenti, perché è assurdo il modo in cui ci stanno trattando, stanno rovinando delle famiglie: siamo solo dei numeri per loro», motiva la dipendente.
«Dati i tragici fenomeni verificatosi, il nostro settore è stato molto colpito, in quanto, in seguito allo stop di tutti i voli nazionali ed internazionali, Sea ha deciso di chiudere il Terminal 1 di Milano Malpensa per inoperatività: ci siamo ritrovati anche noi dipendenti a casa da un giorno all’altro. La nostra azienda ha provveduto a richiedere la cassa integrazione straordinaria di dodici mesi e ci ha da subito garantito l’anticipo degli stipendi, in attesa dell’erogazione da parte di Inps, che solitamente avviene in tempi non brevissimi». Questo accadeva a metà marzo.
Neanche due settimane dopo l’azienda ha fatto un passo indietro: «Dopo qualche giorno Dufrital ha deciso di fare marcia indietro, richiedendo la cassa integrazione in deroga di tredici settimane e affermando di non avere le liquidità necessarie per l’anticipo degli stipendi ai dipendenti. Alle richieste dei sindacati di anticiparci per lo meno la nostra tredicesima maturata, la quattordicesima od eventualmente un anticipo del fondo tfr accantonato in azienda, ci è stato riposto sempre di no». Ma c’è la possibilità concreta che i soldi – continua – arrivino tra tre o quattro mesi: «Lo scenario definitivo è di nove settimane di cassa integrazione senza percepire assegni famigliari e nemmeno la tredicesima e la quattordicesima».
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