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Ernest “a terra”, duecento dipendenti senza stipendio né cassa

A ridosso di Capodanno la compagnia low cost si era fermata del tutto. Poi è arrivato il Coronavirus, che ha ritardato le procedure di concordato in tribunale, mentre la cassa integrazione deve ancora arrivare

Ernest airways

Il 2020 si era aperto a Malpensa con due crisi aziendali pesanti: quella di Air Italy e quella della low cost Ernest, che volava verso l’Est Europa.
E suona quasi come una beffa che, in un quadro di emergenza ormai generale, proprio i lavoratori di Ernest rimangono senza reddito.

Ora piloti, tecnici, amministrativi e assistenti di volo chiedono un intervento del Governo e della Regione Lombardia.

«L’Enac il 13 gennaio scorso  ha sospeso la licenza di esercizio di trasporto aereo passeggeri e merci in base alla compromessa situazione finanziaria che non garantiva la sopravvivenza». Un mese o poco più dopo l’emergenza Coronvirus ha portato allo slittamento delle udienze in tribunale: la compagnia ha chiesto il concordato preventivo e l’udienza, a questo punto, è prevista per giugno.

Nel frattempo i lavoratori sono finiti nel limbo: i circa 200 dipendenti non hanno ricevuto lo stipendio di gennaio e febbraio. E la cassa integrazione? La compagnia ha chiesto cassa da marzo, ma la procedura è ancora in alto mare (tra le centinaia di richieste in corso di elaborazione) e contemporaneamente la società, già in crisi, non ha ovviamente alcun margine per anticipare. Risultato: «Duecento famiglie sono quindi senza alcun reddito da più di 4 mesi» dicono i dipendenti.

volo Ernest Malpensa Kiev
Un equipaggio Ernest al debutto dei voli sull’Ucraina

Una crisi ormai “di lungo corso”, quella di Ernest, che si aggiunge a problemi esistenti su altri segmenti del mondo lavorativo aeroportuale: anche nel commercio ci sono alcune società che hanno negato l’anticipo, mentre altre hanno messo in campo solo un minimo anticipo ma senza garanzie per prossimi mesi.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 06 Maggio 2020
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