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Ho compiuto 40 anni durante la quarantena

A tre mesi esatti dal primo caso di covid-19 Varesenews apre uno spazio per la memoria di ognuno di noi. Tommaso racconta il suo lavoro, la sua famiglia, le emozioni con gioie e sofferenze e un compleanno che resterà stampato nei ricordi

Memoria covid

Di coronavirus avevo sentito parlare e ne avevo parlato nei giorni precedenti al 20 febbraio. Questa misteriosa influenza che mieteva vittime e paura in Cina non sembrava però così spaventosa.

A metà febbraio ho intervistato Andrea, un ragazzo di Varese a Shangai per fare uno stage con una grossa società: mi raccontò di una città deserta, di un clima surreale, di metropolitane svuotate e centri commerciali chiusi, ma nemmeno dalle sue parole e dalla chiacchierata in video chiamata (modalità che di li a poco sarebbe diventata la quotidianità) era emersa la reale portata del problema.

La settimana dopo, intorno al 19/20 febbraio, con Marco Corso siamo andati a visitare l’azienda di un amico storico, un altro Andrea, che produce maschere respiratorie: ci spiegò l’importanza di avere buoni dispositivi di protezione individuale e cominciò a palesarsi la reale situazione.

Ricordo che a pranzo vedendo le notizie al telegiornale cominciammo a chiederci fin dove potesse arrivare questo virus e cosa sarebbe stato delle nostre vite.

Poi arrivò la domenica, il 23 febbraio, un turno al giornale che penso ricorderò a lungo. Un susseguirsi di notizie, indiscrezioni, conferme, smentite, fino all’ufficialità: dal giorno seguente niente scuola, niente eventi, niente sport.

SCRIVICI LE TUE MEMORIE, LE TUE EMOZIONI, I TUOI PENSIERI IN QUESTO PERIODO DI CRISI

Parole che sembravo lontane come quarantena hanno cominciato ad entrare nell’uso quotidiano. A casa c’era chi festeggiava perché il giorno seguente non sarebbe andato a scuola (mio figlio Lorenzo e, meno, mia figlia Alice) e chi cominciava ad essere in preda ad un panico via via crescente per l’indeterminatezza di una situazione tuttora senza certezze (mia moglie Chiara, insegnante alla scuola dell’infanzia, una delle categorie meno tutelate in questo periodo di crisi/ emergenza).

Nei giorni seguenti il lavoro è proseguito senza soste, a ritmi sostenuti, decisamente più incalzanti rispetto a prima, con una quotidianità radicalmente cambiata, senza più incontri fisici, riunioni, treno, ma tutto in smart working, per settimane intere.

Una dimensione diversa, in un clima diverso, con una nuova scrivania recuperata in mansarda e ritmi scanditi (anche) dalle esigenze famigliari, dai collegamenti con la scuola dei bambini, dalle videochiamate con i compagni di classe per non sentire troppo la lontananza e la distanza.

Un lavoro che, anche se non di persona, ha permesso di scoprire tante storie interessanti, una solidarietà enorme, tante vicende personali positive e altre drammatiche, che però fanno parte della vita e che noi abbiamo il dovere e la fortuna di poter raccontare.

Non è stato un periodo facile, e per tanti versi non lo sarà il prossimo. Da un lato c’è la consapevolezza di essere dei privilegiati, grazie agli spazi a disposizione, al verde che ci circonda, alla possibilità di vedersi anche se solo tramite uno smartphone con fratelli, zii, cugini, nonni. Dall’altra c’è l’assenza, l’impossibilità di vedere i propri amici, quella che è una seconda famiglia a tutti gli effetti e che manca come l’aria. E poi, ultimo ma purtroppo non ultimo, ci sono la paura e il timore per i propri cari.

Il coronavirus non ha toccato in maniera aggressiva nessuno dei miei conoscenti, ma un altro male ha bussato alla porta di casa, scombussolando davvero un bel po’ di certezze e di sicurezze. Il ricovero in ospedale di mio papà, nei giorni del lockdown, senza la possibilità di vederlo, il pensiero della solitudine sua e di mia mamma, la testa piena di domande e paure sono aspetti che difficilmente riuscirò a dimenticare.

Ah, in mezzo a tutto ciò ho anche compiuto 40 anni, in un alternarsi di lacrime (una delle cose che ho riscoperto in questa quarantena, anche se ne avrei volentieri fatto a meno), sorrisi, ricordi, sentimenti contrastanti. Ho respirato un clima di affetto e vicinanza davvero commoventi. C’è stata una festa bellissima con la mia famiglia, decisamente diversa da quella che mi sarei immaginato e che avevamo in parte programmato, ma che resterà per sempre nella mia memoria.

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Tommaso Guidotti
tommaso.guidotti@varesenews.it
In questa redazione ci sono nato. Ho visto crescere il giornale e la sua comunità, sperimentando ogni giorno cose nuove. I lettori sono la nostra linfa vitale, indispensabili per migliorare sempre.
Pubblicato il 22 Maggio 2020
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