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Una bicicletta davanti al teatro, per ricordare don Alberto

In acciaio o in qualsiasi altro materiale che duri, con solo una piccola scritta "don Alberto", potrebbe ricordare la sua presenza così familiare e quotidiana nelle strade della città

Generico 2018

Una bicicletta legata davanti al Teatro delle Arti, per ricordare in modo familiare la figura di don Alberto Dell’Orto. È una bella proposta, ancora da definire, ma affascinante, perché in qualche modo pensa quasi a un monumento, ma rinunciando alla retorica.

«In città si parla di quale sia il modo migliore di ricordare don Alberto dell’Orto e il suo servizio fra di noi: io sono fra quelli che pensano che proseguire e accrescere la sua opera sia ciò che importa davvero» ci scrive un lettore.
«Camminando per le strade di Gallarate, tuttavia, ho avuto una piccola intuizione che mi piacerebbe condividere. Non posso dire di avere avuto con lui rapporti particolarmente stretti; la sua presenza mi ha sfiorato esattamente come è capitato ad altre migliaia di gallaratesi che hanno avuto modo di incrociarlo. Era la sua una presenza talvolta mi si manifestava in un modo molto semplice: la sua bici (si riconosceva perché sulla canna, unico deterrente contro i furti, ci scriveva ‘don Alberto’), che spesso vedevo parcheggiata fuori dalla Basilica o dal Teatro delle Arti».

«Da qui l’idea di un piccolo gesto: collocare definitivamente la sua bicicletta in uno dei luoghi che lo hanno visto tanto spendersi per la nostra città; non proprio la sua magari, ma un qualcosa che duri e che continui a essere indice della sua presenza».

In acciaio o in qualsiasi altro materiale che duri, con solo una piccola scritta “don Alberto”, potrebbe davvero ricordare la presenza così familiare e quotidiana, in via don Minzoni come allo Sciarè. Una bici che era un po’ il suo segno distintivo, non solo come mezzo di trasporto ma anche come modo di stare tra gli altri, sentire la voce, avere il tempo per vedere e non dimenticare nessuno, mentre camminava per le vie della città.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 30 Settembre 2020
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