«Non mi sono mai mancati così tanto degli attori», al Premio Chiara il dietro le quinte di “Ognuno è perfetto”
Ospite del Premio Chiara il regista varesino Giacomo Campiotti il suo ultimo lavoro televisivo insieme alla protagonista bustocca Valentina Venturin
«È stata la prima volta che, finito di girare un film, mi mancavano così tanto gli attori”. Giacomo Campiotti ha sintetizzato così la sua esperienza alla regia di “Ognuno è perfetto“, il suo ultimo televisivo dedicato al mondo, alle problematiche, alla vita degli affetti da Sindrome di Down.
Ospite del Premio Chiara il regista varesino, già “papà” della serie Braccialetti Rossi, ha ripercorso i ricordi più belli di quell’esperienza insieme ad alcuni dei suoi attori: la protagonista bustocca Valentina Venturin e i monzesi Aldo Pavesi ed Eugenio Bramati.
Campiotti ha spiegato di essere stato chiamato dalla Rai per questa produzione televisiva, «altrimenti non lo avrebbe fatto nessun altro – ha raccontato- . Questa è spesso la sensazione che ho quando ripenso a tutta la mia produzione e al suo legame con il tema della diversità».
“Ognuno è perfetto” è una commedia tenera ed emozionante che racconta l’incredibile avventura di un gruppo di ragazzi in un viaggio unico e indimenticabile, che li vedrà attraversare frontiere e sfidare pregiudizi. Ma è anche un traguardo che per molti dei sui attori è stata l’esperienza che ha coronato il sogno di tutta una vita: «Finalmente il mio sogno più grande si è realizzato – ha raccontato la protagonista Valentina Venturin -. È stata un’esperienza bellissima recitare in questo progetto, c’era un clima di protezione. Giacomo non ci ha mai fatto mancare nulla”.
Riflettendo sulla diversità e sulla percezione dei portatori di sindrome Down, Venturin ha raccontato: «Nella vita purtroppo non è come sul set cinematografico, sia al lavoro che a scuola. Spesso noi ragazzi con la sindrome di Down siamo vittime di bullismo. Chi non ci conosce si spaventa quando ci incontra e io, come altri, questo non lo tollero».
Guardando “Ognuno è perfetto” si comprende il messaggio principale del regista: «Abbiamo cercato di dimostrare come i ragazzi con la sindrome di Down siano attori professionisti. Girare a volte è faticoso e loro infondevano positività e ottimismo a tutta la troupe, hanno creato un clima meraviglioso».
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