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Rinascono le “Varesine”, i treni tipici della Milano-Varese-Porto Ceresio

Nel 1902 fu la prima ferrovia elettrica d'Italia: un lusso per la linea che portava i milanesi nelle località di villeggiatura. Oggi la Fondazione FS ha annunciato che restaurerà una motrice

Generica 2020

La Fondazione FS, che si occupa della valorizzazione del patrimonio storico del Gruppo FS, ha annunciato oggi l’intenzione di restaurare una motrice degli anni Trenta E623. È un treno tutto particolare: queste motrici erano soprannominate “Varesine” perché un tempo erano in servizio esclusivamente sulla linea Fs Milano Porta Nuova-Gallarate-Varese-Porto Ceresio, che era una linea anomala perché i treni captavano la corrente da una terza rotaia elettrificata a 650 Volt.

La splendida E623 di prima classe, che ha caratterizzato la storia del trasporto ferroviario nella prima metà del 900, in particolare in Lombardia, sarà completamente restaurata – spiega il post di Fondazione FS – e, insieme alle già preservate 623.612 e 623.629 e alla rimorchiata 623.327, tornerà in servizio con una robusta composizione omogenea di queste elettromotrici pesanti” (nella foto di apertura dell’articolo una delle motrici già restaurate).

Queste motrici risalgono al 1932: costruite interamente a Milano, erano in grado di raggiungere i 110 km/h trainando anche altri vagoni. Anche se avevano diverse decine di post a bordo, erano in grado di trainare poi diversi vagoni. Erano dedicate unicamente a una linea, la Milano-Varese-Porto Ceresio, la prima linea elettrificata in Italia, dal 1902: nella prima tratta, che da Milano passava da Busto Arsizio e Legnano e arrivava fino a Gallarate, portavano soprattutto operai che si muovevano verso le fabbriche e le officine. Mentre nella parte oltre Gallarate portavano (negli scomparti di prima classe, con poltrone in velluto) anche i “signori” che da Milano raggiungevano Varese, ma anche Gazzada o Induno Olona o Porto Ceresio, tutte località turistiche e di villeggiatura, come testimoniano le numerose ville otto-novecentesche, non lontane dalle stazioni.

Il sistema a terza rotaia a 650 Volt era impiegato solo su due linee, la Milano-Porto Ceresio e la linea in galleria nel centro di Napoli: a Milano i treni partivano dalla stazione di Porta Nuova, ultimo residuo della vecchia stazione Centrale e detta popolarmente “le Varesine” (il nome è poi rimasto a lungo alla zona, dove s’installava il celebre Luna Park).

La terza rotaia elettrificata era però pericolosa e nel 1949 le FS decisero di uniformare la Milano-Porto Ceresio a tutte le altre linee, che funzionavano con la corrente a 3000 Volt che passava nei cavi sopra ai binari: le motrici vennero trasformate in parte nelle officine FS di via Pacinotti a Gallarate, che già si occupavano della normale manutenzione. Le motrici degli anni Trenta – che alle origini erano ancora dei treni in qualche modo “di lusso” – divennero così degli umili treni pendolari, impiegati poi fino a inizio anni Ottanta.

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La motrice che sarà restaurata: era proprietà di Trasporto Ferroviario Toscano (che gestisce due linee locali vicino ad Arezzo)

Oggi queste motrici sono utili come treni storici: hanno il fascino dei sedili in velluto o in legno e delle targhette di ottone, ma costano meno di un treno a vapore, che di certo è più scenografico ma più dispendioso per chi vuole organizzare un treno storico, per turismo o per eventi. La Fondazione FS opera per tutelare il patrimonio tecnico-scientifico e umano della storia delle FS: è un valore in sé (come per qualsiasi museo o istituzione culturale) ma genera anche valor sul territorio, perché aiuta a valorizzare linee secondarie e destinazioni “fuori porta”. Di recente ad esempio Fondazione FS ha organizzato diversi treni verso il Lago Maggiore.

Il direttore della Fondazione FS Luigi Cantamessa racconta la storia delle “Varesine”, con le immagini della motrice conservata al Museo Nazionale delle Ferrovie di Pietrarsa (Napoli):

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 03 Novembre 2020
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