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A Malpensa per andare avanti servono test, cassa integrazione e sostegno economico diretto

Le richieste dell'Ad di Sea al governo: i voli sono nell'ordine di cento al giorno, le perdite corpose, la ripresa completa non si vedrà prima del 2023

Generico 2018

Test rapidi per far ripartire il traffico, cassa integrazione e sostegno economico per evitare il rischio default del gestore, investimenti su digitale e ambiente per guardare al futuro. Sono i quattro pilastri indicati dall’amministratore di Sea Armando Brunini, sentito in audizione in Comune a Milano, nella Commissione partecipate.

Le richieste sono rivolte ovviamente allo Stato, che ha competenza esclusiva (e risorse potenziali): Brunini ha parlato di «una maggiore consapevolezza da parte del Governo della crisi del sistema aeroportuale». Il punto è che negli aeroporti il lockdown è totale da fine ottobre, il settore ha comunque sofferto molto anche in estate e, nelle previsioni, sarà il più lento a ripartire, anche perché legato come non mai alle prospettive globali. «Per tornare a volumi pre-Covid, nello scenario più ottimistico, bisognerà aspettare il 2023, in quello più pessimistico gli anni 2025-26».

Brunini ha poi dettagliato i quattro interventi chiesti al governo. A cominciare dall’aiuto economico diretto: «Il primo è quello sui ristori perché ci saranno grosse perdite a fine anno e dato che siamo rimasti aperti nei mesi più difficili per svolgere un servizio pubblico, gravato di costi Covid perché abbiamo dovuto applicare i protocolli sanitari, pensiamo di meritare che almeno parte di queste perdite siano compensate» ha detto l’ad di Sea, secondo quanto riportato da Il Giornale. «In parte ce ne facciamo carico noi, in parte devono essere compensate sulla base delle performance precedenti alla crisi».

Secondo una stima prudenziale il Covid ha “bruciato” oltre 180 milioni di euro, con un bilancio aggravato anche dalla decisione governativa – sollecitata anche da ondivaghe prese di posizione della politica milanese e nazionale – di tenere aperto lo scalo di Linate, che inizialmente era stato chiuso. Oggi l’intero sistema milanese (Malpensa, Linate e Orio) supera a malapena i cento voli al giorno, da Linate partono poche decine di voli, ma lo scalo cittadino costa due milioni di euro al mese.

L’assemblea dei soci di Sea ha già previsto di non dare dividendi, che per il Comune di Milano sono fonte economica importante, ma ovviamente il conto economico preoccupa, come sottolineato anche dal sindaco di Milano Giuseppe Sala a inizio ottobre (allora Sala toccò esplicitamente anche il nodo-Linate). C’è dietro poi anche una ulteriore questione, quella del gestore di handling (partecipato da Sea, anche se per quote minoritarie) che ha perso alcune commesse.

Tornando all’audizione di Brunini, l’ad di Sea ha richiamato anche sulla necessità di una  prosecuzione della cassa integrazione», secondo punto delle richieste al governo. È un tema evidentemente per i lavoratori, per i conti dell’azienda e non solo per i conti: il rischio è che, con una fase di licenziamenti, si vadano anche a perdere professionalità e know how, che in particolare nel mondo aeroportuale hanno un peso significativo (si pensi, solo a titolo di esempio, che serve una patente specifica per condurre veicoli sul piazzale).

Malpensa e Linate: investimenti e voli “Covid-tested”

Il terzo intervento chiesto da Brunini al governo è «poter intercettare i fondi europei», in particolare per i progetti in materia di sostenibilità ambientale e digitalizzazione.  Infine è necessario «aumentare i Covid test per far volare le persone in piena sicurezza in modo da creare dei corridoi sanitari, sostituendo i test alle quarantene sulle rotte più importanti». Oggi sugli aeroporti di Milano questi “corridoi testati” sono attivi con i Linate-Roma di Alitalia già prorogati fino al 31 gennaio 2021 e il volo Covid free per la Cina da Malpensa operato da Neos, avviato settimana scorsa. Su questo percorso, ha aggiunto Brunini, «siamo riusciti ad avere risposte di apertura da parte del governo per questi voli intercontinentali».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 03 Dicembre 2020
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