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Galli (Confartigianato): “Male manifattura, alimentari e macchinari. Si salva solo l’edilizia”

Il presidente dell'associazione di viale Milano ha elencato quanto fatto durante l'anno ma ha anche reso noti i numeri negativi generati dalla pandemia: le assunzioni sono calate del 41% . " In questi mesi c’era la possibilità di programmare, ma la sensazione è che si navighi ancora a vista"

davide galli presidente confartigianato

È difficile vedere Davide Galli non sorridere per lungo tempo quando parla con i giornalisti. È una predisposizione  d’animo che contraddistingue il presidente di Confartigianato Imprese Varese. Un anno difficile e tribolato come quello che ci stiamo mettendo alle spalle deve aver lasciato un segno profondo anche su di lui. Ad arginare la tristezza non basta nemmeno la proverbiale resistenza degli imprenditori ai contesti negativi, caratteristica che ha permesso e permette ancora oggi alle imprese italiane di tenere botta alla peggiore crisi della storia. Il livello è sceso dunque sotto la soglia della sopportabilità.

Nella conferenza stampa di fine anno, Galli ha usato l’unico argomento a sua disposizione per convincere se stesso e le migliaia di imprese associate che si può uscire da questa situazione: la presenza costante dell’associazione al fianco delle imprese artigiane. Non è sua abitudine fare l’elenco asettico delle cose realizzate, ma in questo caso lo ha fatto, come se stesse recitando una preghiera, con la speranza nel cuore e le parole nella testa.

Ha parlato degli investimenti fatti per il Faberlab, ponte di collegamento con la manifattura additiva che ha spostato la sua sede in chiave strategica da Tradate a Saronno; del ruolo di ConfidiSistema!, che ha sostenuto la liquidità delle aziende erogando direttamente credito e non solo garanzie agli imprenditori che lo chiedevano; degli investimenti in sicurezza, fatti da Artser, la società di servizi di Confartigianato, che hanno reso le imprese dei «veri e propri presidi sanitari». E ancora, del fondo Fsba (Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato), la cassa integrazione privata degli artigiani che, al netto delle critiche, è stata una vera diga di contenimento iniziale alla perdita di reddito dei lavoratori del comparto; dell’e-commerce sviluppato attraverso le botteghe artigianali. Per non parlare delle campagna “io scelgo te” e dello studio condotto con l’European House Ambrosetti sulla mobilità sostenibile.

A conferma che nel cuore alberga la speranza, Galli ha parlato anche degli interventi di solidarietà dell’associazione di Viale Milano in favore dell’Asst dei Sette laghi: 400 panettoni consegnati, un ventilatore e un apparecchio per l’ossigeno ad alto flusso (quest’ultimo ad opera di un gruppo di dipendenti della Confartigianato Artser), così come la realizzazione di valvole respiratorie da parte di Faberlab.

NON PENSATE SOLO ALLE GRANDI IMPRESE

La paura più grande di Galli non è però legata a un ritorno della pandemia, quanto piuttosto alla miopia di chi deve decidere la politica industriale del Paese. «Alle imprese oggi serve chiarezza e avere un orizzonte – ha spiegato il presidente di Confartigianato -. Noi abbiamo idee per la ripartenza e per l’utilizzo dei soldi che arriveranno con il recovery fund, ma ho paura che ci sia una logica sempre rivolta alle grandi imprese. Tra l’altro sono proprio le grandi che rivendicano attenzione per le piccole, l’unico modo per preservare intere filiere, oggi a rischio di estinzione. Serve infine una forte sburocratizzazione delle procedure. In questa fase ci giochiamo la credibilità verso le nostre imprese ma anche verso l’Europa».

OCCUPAZIONE  E INDUSTRIA ALIMENTARE A PICCO

Non c’era da aspettarsi una situazione idilliaca rispetto all’andamento del Pil e dell’occupazione. La ricerca realizzata dall’European House Ambrosetti ha evidenziato che alla fine di quest’anno la provincia di Varese avrà un calo del Pil intorno al 12,3%, ben oltre la media nazionale (10,8%)
I dati dell’Osservatorio del lavoro di Confartigianato hanno quasi tutti il segno meno e sono perlopiù in doppia cifra: tra gennaio e ottobre 2020 le assunzioni sono calate del 41%  rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una forte criticità nel primo semestre (– 45 %). In calo anche le assunzioni di stranieri (-46%) e giovani (-41,3%).

Per quanto riguarda invece i singoli settori sono l’industria alimentare (-70%) e i produttori di macchinari (-71%) a pagare il prezzo più caro, a seguire anche il profondo rosso della manifattura (-48%). Si salva solo l’edilizia che ha il segno più grazie al traino del super ecobonus.

«Quando invochiamo regole certe – conclude Galli – lo facciamo per evitare quella confusione, giustificabile nei primi mesi della pandemia, ma non oggi. In questa terza tornata di provvedimenti non si capisce ad esempio perché i parrucchieri possono restare aperti e gli estetisti no. Fa rabbia la mancanza di programmazione e la contraddizione di alcune misure prese: si aprono i negozi per poco tempo ma non si vogliono le code, si dà il bonus vacanza ma poi non ci si può muovere. In questi mesi c’era la possibilità di programmare, ma la sensazione è che si navighi ancora a vista».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it
Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.
Pubblicato il 22 Dicembre 2020
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