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La Corte dell’Unione respinge l’ultimo ricorso su Sea Handling

Il Comune di Milano ha resistito fino all'ultimo atto alla Commissione che nel 2012 aveva indicato come "aiuti di Stato" i rifinanziamenti della società del gruppo Sea. Oggi l'ultima decisione, che chiude una stagione (mentre già è in corso un'altra)

Malpensa Generiche

Quelli a Sea Handling erano “aiuti di Stato”, o meglio aiuti pubblici. L’ha ribadito, per l’ultima volta, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea., chiamata a esprimersi sull’unico ricorso ancora pendente, quello portato avanti dal Comune di Milano.

La vicenda sembra ormai lontana nel passato, ma è ancora molto sentita nel mondo aeroportuale di Malpensa e Linate: Sea Handling era una società interamente controllata da Sea, il cui capitale sociale era quasi interamente detenuto da soggetti di diritto pubblico, primi tra tutti il Comune di Milano. Nata dopo la liberalizzazione del mercato dell’handling, SeaH dal 2002 al 2010 aveva beneficiato di aumenti di capitale da parte di Sea per un importo totale di 360 milioni di euro. Sul finire del 2012 la Commissione ha ritenuto che l’intervento costituissero degli aiuti di Stato (che “drogavano” il mercato, dando un vantaggio a SeaH sulle altre società) e ne ha disposto il recupero.

Nel 2013, la stessa Sea Handling, lo Stato italiano e il Comune di Milano (in quanto azionista) hanno chiesto al Tribunale dell’Unione europea, con ricorsi separati, di annullare la decisione della Commissione.

Sea Handling e lo Stato italiano hanno però in seguito rinunciato agli atti e nel frattempo si è approdati alla liquidazione di Sea Handling e alla nascita nel 2014 di Airport Handling, azienda oggi controllata dal gruppo arabo Dnata e solo in misura limitata a partecipazione pubblica (al termine di questo percorso la stessa Commissione ha sancito la totale discontinuità con la precedente società Sea).

sciopero sea handling milano 2013
Una foto delle manifestazioni per Sea Handling, con uno slogan che chiama in causa l’allora sindaco di Milano Giuliano Pisapia

Era rimasto, appunto, il ricorso del Comune di Milano. Con la sentenza di oggi la Corte dell’Unione, che ha sede a Lussemburgo, respinge l’impugnazione.

La Corte valuta corretto il ragionamento del Tribunale, secondo cui le circostanze che il Comune di Milano fosse azionista di maggioranza della Sea e che esercitasse su di essa un controllo costante erano sufficienti per identificare tale società come “impresa pubblica” e per qualificare gli apporti di capitale da essa concessi a Sea Handling come risorse pubbliche.

In proposito, “la Corte osserva che, quando l’autorità pubblica è perfettamente in grado di orientare l’utilizzo delle risorse di un’impresa per finanziare altre imprese (come è nella specie avvenuto), il fatto che le risorse in questione siano gestite da enti distinti dall’autorità pubblica o che siano di origine privata è inconferente”.

“La Corte stima parimenti corretta l’argomentazione del Tribunale secondo cui il Comune di Milano non è riuscito a dimostrare un errore manifesto della Commissione nel ritenere che un investitore privato non avrebbe agito come Sea per garantire la redditività della propria controllata Sea Handling. In particolare, il Tribunale non è incorso in alcun errore di diritto quando ha constatato che, nell’ambito dell’accordo sindacale del 26 marzo 2002, la SEA si era impegnata a compensare, per un periodo di almeno cinque anni, eventuali perdite della SEA Handling suscettibili di avere un impatto sulla continuità della sua attività economica. Orbene, un investitore privato non avrebbe assunto un simile impegno senza aver effettuato preliminarmente un’appropriata valutazione della redditività e della razionalità economica del suo impegno. In tali circostanze, l’assenza di qualsiasi valutazione preliminare appropriata della redditività o della razionalità economica di tali investimenti dimostra, unitamente ad altri elementi di contorno, che un investitore privato non avrebbe apportato, a condizioni simili, un importo pari a quello apportato dall’investitore pubblico”.

Sea Handling, “ora si rischia di dover pagare i danni”

“Nel caso di specie, poiché lo studio economico fatto valere dal Comune di Milano è stato realizzato successivamente all’adozione delle misure in questione, esso non è tale da mettere in discussione la constatazione della Commissione quanto alla mancanza di una valutazione preliminare appropriata della redditività e della razionalità economica di tali misure”.

Protesta Airport Handling Malpensa
Manfestazione (autunno 2020) dei lavoratori di Airport Handling

Dopo l’addio a Sea Handling, come detto, oggi l’unica piccola partecipazione pubblica nel mondo aeroportuale milanese è quella in Airport Handling, che rimane uno dei principali operatori su Malpensa e Linate.  Oggi destano preoccupazioni per l’impatto del Covid (che tocca l’intero comparto aeroportuale) e nello specifico di Airport Handling anche la recente perdita di alcune commesse, tra cui quella di Alitalia sull’aeroporto di Linate. Potrebbe pesareulteriormente anche il fatto che Alitalia non ha in programma un ritorno a breve a Malpensa, stando alla prima presentazione del nuovo piano che sarà lanciato in primavera.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 10 Dicembre 2020
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