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Sea Handling, “ora si rischia di dover pagare i danni”

Secondo Dario Balotta, presidente dell’Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti, dopo il rigetto dell'ultimo ricorso da parte della Corte dell'Unione Sea e Comune rischiano di dover pagare

Palazzo Marino

«Se la Sea e il suo socio il Comune di Milano pensavano che la Ue si dimenticasse di loro in realtà hanno sbagliato. La Corte di Giustizia Ue infatti con la prevedibilissima sentenza resa pubblica oggi, ha ricordato che con gli aiuti di Stato non si scherza. C’è ora il fondato rischio che la capogruppo Sea debba restituire l’aiuto ottenuto con gli interessi, oltre 400 milioni di euro in totale»

Lo scrive in una nota Dario Balotta, presidente dell’Onlit, l’Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti, commentando la notizia che la Corte europea di Giustizia ha respinto definitivamente, oggi a Lussemburgo, il ricorso del Comune di Milano contro la decisione della Commissione europea del 2012 che aveva dichiarato aiuti di Stato illegittimi gli aumenti di capitale per 360 milioni di euro effettuati dal 2002 al 2010 dalla Sea a favore della Sea Handling.

«Oltretutto alcuni handler hanno chiesto il risarcimento dei danni per distorsione della concorrenza, quantificati in circa 100 milioni di euro. Infine non si sa cosa è stato scritto sul contratto di cessione delle azioni dal Comune di Milano ad F2i. Il Comune potrebbe essere così chiamato anche a rispondere dei danni cagionati ad F2i (fondo d’investimenti)».

«Questa decisione – afferma Balotta in una nota – arriva nel momento peggiore per la Sea che sta fronteggiando un crollo del traffico e dei ricavi con costi fissi non comprimibili (ammortamenti, manutenzione ecc.) che porteranno a perdite di centinaia di milioni (misteriosamente secretate fino ad ora)».

Secondo Balotta, «nel giro di un anno Sea non è più la gallina dalle uova d’oro del comune di Milano. Ora gli azionisti (Comune di Milano 54,8% e F2i 44,9%) devono urgentemente sedersi ad un tavolo e riprogettare, senza tentennamenti e secondo logiche di mercato, la mission e la strategia aeroportuale. A cominciare da un ricambio manageriale a tutti i livelli e remunerato per le loro capacità e competenze. Gli anni di strapagati manager di Confindustria (coevi alle scellerate ricapitalizzazioni), sono definitivamente chiusi».

Pubblicato il 10 Dicembre 2020
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