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Padre Busa da Gallarate, il gesuita che inventò i link (e anticipò il web)

Una nuova antologia in inglese racconta l'opera del gesuita che all'istituto Aloisianum "inventò" il trattamento automatico del linguaggio. Anticipando gli ipertesti che stanno alla base della rete globale online

Generica 2020

Negli anni Sessanta, a Gallarate vicino a Milano, c’era un laboratorio dove l’opera di San Tommaso d’Aquino si trasformava in schede perforate. E da lì in un “ipertesto”, in grado di connettere parole, concetti, idee: era insieme il risultato e il laboratorio di padre Roberto Busa, il gesuita che inventò l’ipertesto, antesignano del link e del world wide web (foto: cyberteologia.it).

L’importanza dell’opera scientifica iniziata negli anni Sessanta a Gallarate da Padre Roberto Busa ottiene ora una nuova conferma a livello internazionale: mercoledì 20 gennaio alle ore 18 in collegamento streaming il professor Marco Passarotti, gallaratese docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, presenterà il volume “One Origin of Digital Humanities: Fr Roberto Busa S.J. in His Own Words”, curato da Julianne Nyhan & Marco Passarotti (Springer 2019).

Il volume raccoglie diciassette articoli di padre Busa (pubblicati tra 1951 e 1996) tradotti in inglese da Philip Barras (storico collaboratore, amico e “traduttore ufficiale” di Busa) e include anche un’introduzione a firma dei curatori, la bibliografia di padre Busa e un’intervista con Philip Barras.

«Il nome di padre Busa è citato molto spesso come quello del pioniere del trattamento automatico del linguaggio – precisa il prof. Marco Passarotti – ma le sue pubblicazioni (più di 300) sono poco note. La ragione è che sono quasi tutte in italiano e sono difficilmente reperibili. L’idea del volume è nata dall’esigenza di offrire alla comunità scientifica e civile una sorta di “best of” degli scritti di padre Busa, traducendoli in inglese al fine di favorire il pubblico internazionale».

Nella biblioteca dell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano è oggi presente l’Archivio personale di padre Busa, ricco di materiali come fotografie, documenti amministrativi, l’epistolario, documenti congressuali, prove di stampa dell’Index Thomisticus, schede perforate etc., da cui sono stati tratti i temi delle diciassette pubblicazioni selezionate.

Generica 2020

«Questa importante raccolta – osserva l’assessore alla cultura del Comune di Gallarate Massimo Palazzi – costituisce un elemento decisivo nell’opera di valorizzazione non solo della figura intellettuale di Padre Busa, ma anche della rilevanza pionieristica della città di Gallarate nel campo della ricerca informatica in ambito linguistico. La significativa foto rappresenta il laboratorio informatico di via Galileo Ferraris nel 1967 (qui sopra) e la ricostruzione di questo contesto d’avanguardia è oggetto di un convegno già programmato nella nostra città, ma purtroppo ad oggi sospeso a causa della pandemia».

Prosegue poi il delegato alla Cultura: «Studiare l’attività di ricerca di padre Busa è un esempio per studenti e studiosi contemporanei della necessità conoscere le eccellenze del proprio passato per affrontare il futuro con una solida consapevolezza»

La presentazione potrà essere seguita previa iscrizione gratuita online qui. Temi trattatisaranno: questioni pratiche di trattamento automatico del linguaggio: l’uso delle schede perforate in linguistica; descrizioni del lavoro della CAAL ; riflessioni in merito all’impatto dell’uso dei computer sulla nostra conoscenza linguistica;  l’Index Thomisticus, ovvero il corpus elettronico (oggi “digitale”) che raccoglie gli scritti di Tommaso d’Aquino (ca. 11 milioni parole) e che rappresenta il grande risultato di padre Busa;  considerazioni filosofiche sulla relazione uomo-macchina;  la necessaria presenza di Dio come Padre dell’uomo e, quindi, “nonno” del computer

Relatori: Melissa Terras (University of Edinburgh): Introduzione; Julianne Nyhan (University College London) & Marco Passarotti (Università Cattolica del Sacro Cuore): “Reflections on the production of One Origin of Digital Humanities: Fr Roberto Busa in his own words.”; Geoffrey Rockwell (University of Alberta, Canada): “Knowing through algorithms: How exactly did Busa and Tasman process words with calculating machines?”; Steve Jones (University of South Florida): “Where Was CAAL?”

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 18 Gennaio 2021
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