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I giorni delle barricate a Gallarate: il 25 aprile raccontato ai ragazzi

Promosso da Anpi Gallarate e Rete degli studenti medi: la Storia raccontata ai ventenni nei luoghi del quotidiano di un piccola città. Dove combattevano anche ragazzi che avevano la loro età

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Un «dialogo intergenerazionale», per raccontare ai ragazzi cosa è stato il 25 aprile 1945 a Gallarate, i diciotto mesi di lotta per la Liberazione: l’evento online è promosso da Anpi Gallarate e Rete degli studenti medi, venerdì 23 aprile alle 21.

Da un lato ragazzi e ragazze ventenni o anche più giovani, dall’altro Angelo Bruno Protasoni, appassionato di storia cittadina, che per ragioni anagrafiche ha conosciuto molti dei protagonisti di quei giorni (nella foto: barricate al “Ponte di Cardano”, il ponte tra via San Giovanni Bosco e via Novara).

«Il nostro intento è a mettere al centro i giovani anche in questa occasione» dice Anna Zambon, consigliera comunale 24enne, iscritta Anpi di Gallarate, che ha coinvolto anche i Giovani Democratici. «Vogliamo così ribadire l’importanza di fare riecheggiare la memoria dei fatti storici, anche della propria città».

Il racconto sarà affidato ad Angelo Bruno Protasoni, che ripercorrerà i mesi che vanno «dall’11 settembre 1943, quando arrivano in piazza le prime camionette tedesche, fino al 29 aprile ’45, quando arrivano le prime jeep americane», dice con immagine cinematografica.

Nel mezzo, diciotto mesi di attività antifascista e cospirativa che coinvolse man mano esponenti e giovani di tutte le correnti politiche e culturali, tra la città e la montagna: dall’irriducibile organizzatore comunista Attilio Colombo al giovanissimo cattolico Luciano Zaro, ucciso sulla porta di casa. Dall’avvocato Mario Sola (animatore del Comitato Nazionale di Liberazione) al garibaldino Angelo Pegoraro, dal militare Guido Camussi morto partigiano in Valstrona all’avvocato  Sironi che trattò l’ultima resa alle scuole di Piazza Giovine Italia, dal democristiano Mario Pasta in città all’operaio socialista rivoluzionario Antonio Jelmini “Fagno”, il più attivo sul piano operativo, armi in pugno.

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I garibaldini schierati al funerale di “Angelo Pegoraro” alla Cascinetta (archivio Osvaldo Bossi). La maggior parte erano ventenni, le divise sono state indossate solo negli ultimi giorni di guerra

Protasoni farà riferimento alla ricostruzione pubblicata dal CLN di Gallarate all’indomani della Liberazione (con punti di vista diversi, tra garibaldini della 181ma e brigata cattolica Rizzato, che rivendicavano azioni diverse) e al racconto di Pier Giuseppe Sironi, autore di una trilogia di libri sul Ventennio fascista a Gallarate. E poi ancora i più recenti studi di Claudio Macchi, che hanno chiarito alcuni punti oscuri e proposto una complessiva ricostruzione di quei giorni.

Un’occasione per far conoscere il clima pericoloso e audace di allora (in cui molti protagonisti non erano neppure ventenni, come Zaro e Pegoraro), arrivando fino alle barricate degli ultimi giorni e alla liberazione della città, con il passaggio alla vita civile, governato appunto dal CLN.
«L’arrivo degli americani tre giorni dopo la Liberazione legittima così il passaggio di consegne alla nuova democrazia, senza che l’Italia del Nord debba subire l’umiliazione di una presenza al governo delle forze straniere, così come avvenuto in Germania» (fino al 1949 i tedeschi furono occupati, con il Paese diviso in quattro zone).

Anche a Gallarate il governo democratico anticipò la presenza degli Alleati: primo sindaco della città fu «il repubblicano Luigi Fabbrini, che aveva dovuto lasciare il suo paese il Romagna, Modigliana, dopo che era stato malmenato dai fascisti».

Per partecipare (con link Zoom) si può scrivere sulla pagina Facebook di Anpi Gallarate o Giovani Democratici del Gallaratese o Rete degli studenti medi.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 22 Aprile 2021
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