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Officina di cura urbana, la “civica di sinistra” mette al centro ambiente, salute e diritti

Officina di cura urbana

«Cura è scritto piccolo, ma per noi è la parola più importante». Hanno in mente una città da curare (perché non condividono le scelte degli ultimi anni) ma anche una città che cura, che si prende cura: è il messaggio centrale di Officina di Cura Urbana, la nuova «lista civica di sinistra» che si presenterà alle elezioni a sostegno di Margherita Silvestrini, la candidata del centrosinistra.

Nome e simbolo segnano una certa distanza dalle liste identitarie di sinistra o anche ambientaliste. Un progetto «aperto», ribadiscono alla prima presentazione i promotori. «Siamo un progetto civico di sinistra: ci posizioniamo decisamente a sinistra, abbiamo un retroterra e una cultura ben definita, ma è anche un progetto che cerca di proporsi come elemento di novità» dice Luigi Ambrosi, ricercatore di storia contemporanea e docente.

«Ci presentiamo oggi come progetto aperto: ci piacerebbe coinvolgere altri uomini e donne che vogliano costruire una città molto diversa da quella che stiamo vivendo» dice ancora Cinzia Colombo, ex consigliera comunale di lungo corso nelle file della sinistra. Nel gruppo ci sono volti noti (come Alessio Mazza, anche lui ex consigliere, o Filiberto Zago, dei Verdi) ma anche nomi nuovi di persone che si sono accostate ad un gruppo che non vuol essere solo una lista elettorale ma «un progetto civico di sinistra che andrà oltre le elezioni» dice ancora Ambrosi.

“Ambiente, inclusione, salute, cultura, diritti e futuro” sono i capisaldi su cui poggia Officina di Cura urbana. Riferimenti saldi da portare avanti avendo con «risposte di serietà e di legalità», dice Nancy Perazzolo, che insieme ad Ambrosi è portavoce del nuovo gruppo.

Torniamo a nome: Officina, “come luogo di elaborazione e sperimentazione di nuovi strumenti d’intervento concreto, al fine di salvaguardare i beni comuni e gli interessi di tutta la cittadinanza, ricordando le radici operose, operaie e artigiane, della città di Gallarate”. Cura “perché, mai come oggi, è necessario sapersi prendere cura delle persone e dell’ambiente in cui si con-vive, riportando al centro la solidarietà e l’inclusione, contro gli egoismi e gli interessi particolari legati esclusivamente a logiche di profitto a favore di pochi”. Urbana, “per rendere più vivibile la città, valorizzando le aree naturali e rurali circostanti, in un’ottica di sostenibilità, che parta dalla dimensione locale per incidere sui mutamenti globali” (e in questo la pandemia propone nuove sfide alle città, anche quelle di piccole dimensioni come Gallarate).

Il gruppo “si riconosce nei valori dell’antifascismo, della Costituzione italiana e crede che, nella società attuale, la dignità del lavoro sia ancora un punto fondamentale per la crescita e il benessere della società civile”. Proprio per questo il progetto della lista è stato presentato tra due date simboliche come il 25 aprile e il 1° maggio.

Sostenibilità economica, ambientale e sociale sono temi considerati centrali. “Gallarate si trova in un contesto multiculturale, fonte di ricchezza, in cui l’apertura a culture diverse e la conoscenza reciproca possono generare contaminazioni positive per il tessuto socio-economico e la convivenza civile. Crediamo che una città aperta e accogliente, all’insegna dell’inclusione e della partecipazione, sia più viva e vivibile di una città arroccata sulle paure agitate dalle forze politiche populiste”.

Se forte è il richiamo alla legalità (con inevitabile riferimento all’inchiesta Mensa dei poveri, anche se «non intendiamo agitare questo tema»), l’accento è posto più sui temi ambientali e dei diritti, su cui una città può interpretare un ruolo anche nel quadro di un movimento più ampio. Non è un caso ad esempio che il gruppo sia stato contattato da attivisti locali di Friday for future.
È una novità anche rispetto al clima 2016, sono convinti quelli di Officina di Cura Urbana: «La possibilità di cambiamento la vediamo soprattutto nei più giovani, con attenzioni che cinque anni fa non avremmo visto».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 30 Aprile 2021
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