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Quando i bambini esprimono un disagio con i dolori del corpo

Mal di pancia o di testa, vomito o febbricole frequenti senza cause organiche: sono la somatizzazione di disagi psicologici sempre più frequenti nei giovanissimi

Generica 2020

Nell’ultimo anno di pandemia i pediatri hanno segnalato, anche a Varese, un aumento delle alterazioni del sonno e delle manifestazioni di ansia dei giovanissimi, con comportamenti peculiari diversi in base alle fasce di età, ma sempre sintomo delle maggiori difficoltà psicologiche incontrate nella crescita da bambini e ragazzi durante i lockdown.
Per questo pediatri e psicologi dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma nell’ultimo numero della rivista “A scuola di salute” hanno cercato di offrire ai genitori una guida per aiutarli a distinguere quelli che sono i normali passaggi dello sviluppo da quei sintomi che possono invece rappresentare dei campanelli di allarme che è bene portare all’attenzione del pediatra.

In particolare un un articolo firmato dalla psicoterapeuta Samuela Tarantino si concentra sulle somatizzazioni, cioè su quei sintomi del corpo che raccontano un problema psicologico: “Spesso bambini e adolescenti hanno mal di testa, di pancia, dolori al petto o altri sintomi quali febbricole, vertigini o vomito che possono durare anche mesi e sono motivi di diversi accessi in pronto soccorso e analisi di laboratorio da cui non emerge alcuna causa medica. Si parka allora di somatizzazione“. In questi casi porre l’attenzione su cause esclusivamente “organiche” non aiuta perché “la relazione tra sintomi somatici (del corpo) e fattori psicologici può essere reciproca – avverte Tarantino – i fattori emotivi influenzano frequenza, intensità e il ripetersi dei sintomi che, a loro volta, possono causare stress psicologico”.
Come si fa allora a distinguere se il dolore è psicologico? 

A SCUOLA

Spesso le somatizzazioni compaiono nel periodo scolastico. Pur non parlando apertamente delle loro preoccupazioni, molti bambini accusano malessere a scuola, o in vista di interrogazioni e compiti in classe o quando il carico di studio diventa eccessivo. Eccessivo può essere anche il perfezionismo del ragazzo o il timore di deludere gli adulti, genitori o insegnanti con un brutto voto. Questo genera ansia, ma può essere fonte di preoccupazioni e insicurezze anche il rapporto con i compagni, dal sentirsi diverso dal gruppo.

Può succedere così che il dolore o il sintomo avvertito a scuola, scompaia quando il familiare, avvertito dalla scuola, porta il figlio a casa. “Questo non significa che il sintomo fosse inventato – precisa la psicoterapeuta – significa piuttosto che lo stress nel posto sicuro che è casa, si alleggerisce”.

Soprattutto per i più piccoli, il malessere a scuola può essere legato all’ansia di separazione dai genitori e quindi il bisogno di averli vicino.

A CASA

A volte dietro un mal di testa o una perdita di appetito, può nascondersi senso di impotenza rispetto ad alcuni problemi familiari, che possono riguardare direttamente il bambino, o anche no: “Il clima di tensione può derivare a volte dal rapporto dal rapporto conflittuale tra i genitori, di situazioni di distacco motivo e di negazione di problemi – spiega Tarantino – Queste preoccupazioni sono spesso difficili da esprimere e allora il corpo può diventare portavoce di un disagio che non riesce ad essere detto con le parole“.

RUOLO E POTERE DEI GENITORI

Quando dolori e sintomi non dipendono dal corpo diventa importante individuare per tempo le problematiche emotive nascoste dietro queste somatizzazioni. Questo non solo per ridurre la sofferenza fisica dei bambini e degli adolescenti ma anche per prevenire il peggioramento di queste dinamiche ed “evitare che possano dar seguito a disturbi psichiatrici”, avverte la psicoterapeuta.
Nel caso di dubbi è sempre necessario informare innanzi tutto il pediatra.

 

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Pubblicato il 29 Aprile 2021
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