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“Varese 2051”, come sarà Varese fra trent’anni

Il libro, pubblicato da Franco Angeli e scritto a quattro mani da Cesare Chiericati e Antonio Martina, getta lo sguardo oltre gli ostacoli del presente

I Parchi di Varese

Dire come sarà un territorio fra 30 anni, non è un esercizio semplice. Da una parte la velocità dell’innovazione tecnologica e dall’altra la globalizzazione, con le sue dinamiche spesso incontrollabili, rendono quella previsione piuttosto aleatoria.

Cesare Chiericati e Antonio Martina, il primo giornalista professionista per anni in servizio alla Rsi, il secondo consulente e partner di società internazionali, autori del libro «Varese 2051 » (Franco Angeli), provano a gettare lo sguardo avanti nel tempo partendo da due premesse: l’analisi del passato e la presa d’atto di ciò che non funziona nel presente. L’elenco, riguardo a quest’ultimo aspetto, è piuttosto articolato. Si va dalla crescente disuguaglianza economica alla spesa pubblica inefficiente, dalla disoccupazione alla corruzione che pervade le istituzioni, dalla sanità che non funziona come dovrebbe e potrebbe e all’immancabile burocrazia canaglia. Nel Bel Paese  – ma siamo in buona compagnia – non ci facciamo mancare proprio nulla.
Che fare dunque di fronte a questo florilegio di doglianze?

LA SOCIETÀ È UNA RETE COSTITUITA DA NODI

Gli autori sposano una visione olistica dei problemi e, tenendo ben conto della complessità, provano a dare delle risposte prendendo spunto dalla teoria delle reti del fisico Làzlò Barabàsi, ungherese da tempo adottato dagli americani, che in un laboratorio di Boston, insieme all’informatico epidemiologo Alessandro Vespignani, studia tutte le criticità relative ai virus. La teoria non fa leva sul ragionamento consequenziale, ma considerando la società come un sistema a rete, osserva le ripercussioni delle nostre azioni sull’insieme dei nodi che la compongono e in base a queste prende le decisioni opportune.

IL RUOLO DI BRUXELLES

Next generation eu, lo strumento europeo che contribuirà a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia di coronavirus, è un capitolo fondamentale per la rinascita italiana in una dimensione continentale. Chiericati e Martina percorrono tutte le tappe storiche dell’Unione Europea per arrivare a reclamarne «un ruolo più forte sulla scena mondiale». E la voce dei giovani presente nel libro apre spiragli di consapevolezza, circa l’importanza che avranno nella città futura il rapporto con la natura, la sostenibilità, la condivisione, la mobilità lenta e l’efficienza energetica.

TECNOLOGIA E SOCIETÀ 5.0

La tecnologia ha bisogno di visione, da sola non basta. Pensando alla città del futuro gli autori citano una serie di esempi e modelli, alcuni replicabili, altri si spera di no. Si va dalle tecnocrazie asfissianti di Singapore e Hong Kong, dove comandano big data e intelligenza artificiale, a società che grazie al digitale si aprono al mondo, come per esempio l’Armenia.
 Le visioni dei futurologi ci proiettano nella società 5.0, modelli che grazie alla spinta delle multinazionali sono già stati teorizzati e declinati nelle varie articolazioni: smart life, mobilità, industria, energia e information technology. Ciò che serve in questa fase, secondo gli autori, è una scrupolosa e saggia pianificazione di lungo termine che tenga insieme sviluppo economico, miglioramento ambientale e benessere sociale.

VARESE E IL SUO TERRITORIO

Dopo la costruzione del contesto globale, il libro approda a Varese e al suo territorio, approdo anticipato da una bella intervista al giornalista Robi Ronza che, partendo dalla storia, evidenzia le attuali potenzialità della terra dei laghi.
Le trasformazioni, soprattutto quelle economiche e sociali, sono state profonde e le antiche vocazioni turistiche superate di slancio da quelle industriali. È fuori di dubbio che in una fase di emergenza economica, ambientale e sociale, come quella che stiamo attraversando, il futuro dipenda dalla qualità, dalla visione, dalla velocità di esecuzione delle azioni da parte del decisore pubblico. Azioni che, secondo Chiericati e Martina, devono valorizzare gli asset del territorio provinciale, al centro di un’area ad alto valore aggiunto economico. Un territorio costituito da cluster, aggregazioni strutturate di imprese, università – ben cinque se si contano anche quelle del Canton Ticino -, centri di ricerca e altri soggetti pubblici e privati attivi nel campo della competitività. E ancora, l’aeroporto di Malpensa, con la sua divisione cargo, e Alpatransit, la ferrovia transalpina in grado di collegare il nord ovest della Lombardia con il resto del nord Europa. Il tutto inserito in un contesto ambientale e architettonico di grande pregio.

Detto questo, gli autori parlano di sfida dell’accoglienza da realizzare e della necessità di ripensare strategie e azioni tenendo conto della «città reale» estesa ben oltre i confini del capoluogo. «Andare verso una città federata che coordini le politiche di area vasta mediante accordi di scopo tra Varese e i comuni che la circondano» potrebbe essere la via.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it
Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.
Pubblicato il 21 Aprile 2021
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