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Il giudice lo reintegra ma Airport Handling lo tiene a casa, lavoratore senza stipendio da 3 mesi

Il sindacato Cub Trasporti

Protesta Airport Handling Malpensa

Il 5 febbraio scorso il Giudice del lavoro del Tribunale di Busto Arsizio ha reintegrato al lavoro un dipendente di Airport Handling addetto al check-in di Malpensa. Questo lavoratore che era stato licenziato nel luglio del 2019 per superamento del comporto di malattia, ha impugnato l’estromissione dal lavoro, anche sotto il profilo della responsabilità aziendale nel verificarsi delle malattie in quanto collocato dall’azienda in postazioni lavorative non idonee al suo stato di salute.

Il Giudice nelle motivazioni ha accolto la tesi del lavoratore scrivendo infatti: «Nel caso in esame, con riferimento alle mansioni svolte, alle condizioni di lavoro e alla durata e intensità dell’esposizione a rischio, può ritenersi dimostrato, quanto meno in termini di probabilità, che sussiste un nesso causale fra l’attività lavorativa e la malattia».

Airport anziché richiamarlo immediatamente al lavoro lo ha inviato ad una visita medica preventiva presso un istituto di medicina legale che in data 11 aprile 2021 lo ha riconosciuto idoneo alla prestazione lavorativa al check-in.
Nonostante ciò Airport non ha ancora provveduto all’effettiva riammissione in servizio e il lavoratore -che a seguito della sentenza si è visto sospeso dall’Inps il sussidio di disoccupazione (naspi) – è quindi da oltre tre mesi anche senza nessun contributo economico.

«In ogni caso – fanno sapere dal sindacato Cub Trasporti – è un principio di civiltà giuridica che le sentenze dei giudici si possano contestare ma vanno comunque eseguite ed anche da Airport ovviamente che deve non solo retribuire dalla data della sentenza di primo grado il lavoratore ingiustamente licenziato, ma anche riammetterlo effettivamente in servizio come le è stato comandato».

«Questi comportamenti aziendali sono quindi inaccettabili – prosegue Renzo Canavesi – e come sindacato sottolineiamo che il loro solo scopo sia evidentemente quello di scoraggiare questo lavoratore, e con lui anche gli altri dipendenti, nel proseguire la giusta lotta in difesa del posto di lavoro e della salute».

Pubblicato il 12 Maggio 2021
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