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Sentinelle in piedi a Busto: “No al Ddl Zan e all’ideologia gender”

Una cinquantina le persone in piazza per protestare contro il disegno di legge contro l'omotransfobia, considerato una minaccia alla libertà di espressione e un'imposizione ideologica

Sentinelle in piedi a Busto

Si è svolta oggi, dalle ore 11 a mezzogiorno, la manifestazione bustese delle Sentinelle in Piedi «per protestare contro il DDL Zan e a favore della libertà di opinione da questo messo in pericolo».

Oltre cinquanta persone, nell’assolata Piazza Santa Maria nel centro di Busto Arsizio, il termometro a 29/30°, stando in piedi e distanziati a un metro qualcuno leggendo un libro, hanno nello spirito dell’associazione protestato silenziosamente e difeso il loro metro quadrato di libertà.

Un portavoce poi ha spiegato, ogni quarto d’ora, le motivazioni che hanno riportato, anche a Busto come in tante altre in Italia, in piazza i bustesi ribadendo la loro ferma opposizione al progetto di legge in discussione al Senato.
«Oggi siamo in questa piazza per una testimonianza di verità e libertà. Siamo qui per dire NO al DDL ZAN, una legge bavaglio che potrà potenzialmente rendere “omofobo per legge” chiunque non si allinei al mainstream»

«Il ddl Zan non serve a impedire violenze o ingiuste discriminazioni, per questo c’è già il nostro codice penale con le aggravanti se necessarie. Il testo ha lo scopo di imporre per legge una visione dell’uomo fluido, privato dei suoi legami fondamentali, senza identità, più confuso e quindi manovrabile. Sarà un potenziale omofobo chiunque non sposi il pensiero delle realtà cosiddette Lgbt, che per altro sono le prime a discriminare quando pretendono di parlare in nome di tutte le persone che provano attrazione per lo stesso sesso, molte delle quali sono contrarie a questo testo. L’ideologia gender, già entrata nelle nostre scuole, si imporrà ancor di più con l’istituzione della giornata sulla cosiddetta omotransfobia obbligatoria».

Sentinelle in piedi a Busto

«Siamo di fronte ad un testo funzionale alla repressione del dissenso: si punirà (e poi si “rieducherà” come previsto dal testo stesso) chi si esprimerà in modo “non allineato” sui temi della famiglia, del matrimonio e dell’identità umana. Ma non solo. Siamo all’interno di un disegno molto più grande. Un potere transnazionale impone il Pensiero Unico attraverso media e politica, col supporto di sedicenti esperti. Questo potere ideologico pretende di definire che cosa ci fa bene e che cosa ci fa male, quali sono i diritti “concessi” e quali negati, quali attività sono essenziali e quali no, che cosa si può dire e che cosa no, che cosa si può fare e che cosa no. Che cosa dobbiamo fare del nostro corpo. Il dissenso viene ridicolizzato, screditato, silenziato e poi patologizzato. Etichettare le persone come “omofobe” infatti è il preludio per segnalalarle come affette da una patologia, lo stesso avviene con chi in questo momento non condivide le politiche di gestione della pandemia. Il metodo è simile perché la matrice è la stessa. Siamo qui per ribadire che questo testo impedirà di esprimere pubblicamente la verità sull’uomo, ovvero che nasciamo maschio e femmina e nessuna legge potrà cambiare questa realtà. Ecco perché scendiamo in piazza. Scegliamo lo spazio pubblico reale – invece di quello virtuale – per affermare il nostro essere cittadini liberi».

Pubblicato il 12 Giugno 2021
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