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Dalla musica alla scrittura: il 17enne Simone da Samarate e il suo primo libro di poesia

Appassionato di scrittura e musica da quando ha 14 anni, Simone Costantini racconta del suo primo libro di poesie "L'occhio del caduto"

simone montichini libro maggio 2022

Diciassette anni, l’amore per la musica e la scrittura: Simone Costantini, originario di Samarate, è giovane e va ancora a scuola (studia all’istituto “Falcone” di Gallarate, indirizzo grafico pubblicitario), ma ha già le idee precise sul suo futuro.

Lavora come tecnico del suono in due studi di registrazione (di cui uno a Canegrate), scrive testi per le canzoni da quando aveva tredici-quattordici anni e ha appena pubblicato una raccolta di poesie, L’occhio del caduto.

Cosa provi quando scrivi? «Scrivere è la mia routine: ogni sera, talvolta di notte, butto giù tutti i pensieri che mi riempiono la testa: li metto in ordine sul foglio e questo mi libera». Scrivere come urgenza, dunque, ma anche per mettere ordine al caos interiore – che è così intenso quanto apparentemente indomabile durante l’adolescenza – e veicolarlo attraverso l’arte e la poesia.

L’occhio

Sento che occhi vuoti, si studiano il mio essere, c’è chi scrive per resistere e chi legge per malessere.
Datemi uno spazio per confessare a Dio, che é un mostro senza tempo con troppa sete d’oblio.
La paura del baratro non esiste nel mio credo, l’ho assaggiato, l’ho provato, ci ho vissuto in mezzo al nero.
Ora che ho l’occhio spento che proietta al mondo il male, voglio un demone del tempo che mi faccia risvegliare
e se Beatrice piange per le sue insicurezze, sono pronto a far sui tagli delle docili carezze.
L’occhio di chi scrive cerca un animo dannato, se bevi il mio dolore spacchi un cuore congelato.

Le sue rime ben riflettono la sua urgenza, oltre a una dimestichezza con il ritmo, la musicalità del verso e le parole al punto che sembra di avere davanti ai propri occhi un testo di una canzone: Simone mischia le parole con sentimenti e temi universali, e, anche se si scorge che a dar vita a questi testi è stata una fiammella giovane e ardente, è quasi impossibile non riconoscersi in ciò che scrive.

La passione per la scrittura

Appassionato di Charles Baudelaire e della letteratura francese dell’Ottocento, racconta come è nata la sua passione: «A tredici anni facevo musica con un mio amico, avevamo un piccolo studio amatoriale: così ho iniziato a scrivere dei testi per le canzoni».

Poi ha iniziato a scrivere senza musica: «Trascrivevo i miei pensieri sulle note del telefono e li condividevo su Instagram: erano molto apprezzati e ricevevo molti complimenti da amici e follower, così ho continuato a pubblicare una poesia al giorno. Sono andato avanti un anno».

Quali sono i temi che legano tutti i testi? «Al centro ci sono sempre le persone. Mi piace osservarle e studiare il loro modo di pensare, scorgere i loro sentimenti (dall’amore alla rabbia)».

L’inganno di Afrodite

Vorrei vedere la bellezza come Baudelaire,
vivere la morte come Rimbaud,
innamorarmi come Dante e capirvi come Freud.

Vivere nel ghiaccio di autoimposizioni innaturali uccide la virtù dell’assaporare l’emozione e il sentimento.
Perché creare disciplina a un emozione? Perché frenarla?
L’amore da vita, illude, ci rende felici, ci uccide.

Se non vivi la morte non apprezzi la vita,

Ama.

Da qui l’idea di provare a riordinare, selezionare, scremare gli oltre duecento testi composti e raccoglierli in un libro: «Un mio amico mi ha chiesto “Perché non scrivi un libro?”, così ho iniziato la selezione di quaranta poesie».

L’avventura dell’autopubblicazione

Avendo scommesso sull’autopubblicazione, Simone si è fatto carico dell’impaginazione e dell’editing: «All’inizio pensavo sarebbe stato più semplice, ma non è così perché chiaramente non ho le competenze editoriali necessarie: ho impiegato mesi per l’impaginazione, aiutato da alcuni miei amici che hanno scelto con me i testi; ho avuto la fortuna di studiare a scuola l’impaginazione dei testi proprio mentre ero impegnato con il libro, mi è stato utile».

Per la copertina, invece, si è appoggiato a un’amica di quarta superiore, anche lei allieva del “Falcone”, Benedetta Gioffredi.

Perché non hai provato a mandarlo a una casa editrice?  «Mi aveva contattato una piccola casa editrice, ma ho preferito non farlo perché in futuro vorrei uscire con un lavoro più maturo con una casa editrice». Essendo la prima raccolta, «non me la sentivo di mandarla a una casa editrice», confessa il giovane scrittore.

Notti

Notte senza costumi, senza luce, senza freni,
una barca non cammina se chi guida non ha i remi,
d’altronde perdon tutti contro il sonno dei misteri
come un uomo senza costole non riesce a stare in piedi.

I sogni di chi viaggia, sono chiusi in menti magiche,
la luna nella sabbia, scalda il fiume e le sue rapide,
chi ha colpe si condanna, costruisce storie sadiche,
perché un morto che cammina porta sempre la sua lapide.

Ed ora dormi bimbo, dormi e stringiti al tuo orsetto,
fallo ora che sei piccolo, senza cravatta al petto,
che quando crescerai con il tuo demone nell’angolo,
non resterà un bel sogno, ma il bisogno di cercartelo.

Al giorno d’oggi, scommettere su di sé e autopubblicare il proprio libro è malvisto: si passa per arroganti o per chi vuole intraprendere una scorciatoia; ma non è il caso di Simone, che è giovanissimo e ha voluto mettere un primo punto alla sua scrittura, scegliere e riordinare i testi per disporli in una silloge. Ma non bisogna dimenticare che questo fenomeno, in passato, era assai diffuso: Edgar Allan Poe ha iniziato proprio in questo modo, nel 1827, con la raccolta di poesia Tamerlane and Other Poems, che lui ha fatto stampare a Boston, con i pochi soldi che gli erano rimasti; così come Charles Dickens pagò personalmente la stampa de Il canto di Natale dopo che Chapman and Hill, la sua casa editrice, si era fermamente opposta.

Così Walt Whitman con il capolavoro Foglie d’erba (1855), mentre Lev Tolstoij dovette sostenere il costo della pubblicazione dei sei volumi di Guerra e pace, usciti con l’editore P.I. Bartenjew. Non basta andare tanto indietro nel tempo se si pensa alla Russia comunista e agli scrittori non graditi al partito, le cui opere erano vietate e, pertanto, cercavano di pubblicare all’estero: Aleksandr Solženicyn mandò il manoscritto di Arcipelago Gulag in occidente, che fu pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1973.

Come ti vedi tra qualche anno? «Sono molto aperto e flessibile: finirò la scuola perché ci tengo, ma non voglio fare il grafico. Credo che lavorerò con la scrittura e la musica, spero di riprendere a scrivere testi per le canzoni».

Nicole Erbetti
nicole.erbetti@gmail.com
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Pubblicato il 20 Maggio 2022
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