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Pombia ricorda Giovanni Grazioli, partigiano morto in battaglia a Cuneo

Morì nella notte tra il 28 e il 29 aprile 1945, per impedire la ritirata tedesca. Il ricordo della nipote e l'appello della Stella Alpina: "Pace in Europa"

Generica 2020

A distanza di 77 anni, Pombia ricorda Giovanni Grazioli, partigiano originario del piccolo paese novarese ma caduto a Cuneo, nella battaglia del 29 aprile 1945, durante l’insurrezione finale.

Un omaggio molto sentito, voluto dall’Associazione Culturale Stella Alpina e dall’Anpi sez. Rinaldo Bertolotti di Pombia, in collaborazione con l’amministrazione comunale. Un modo per riannodare i fili della memoria ricordando uno dei tanti partigiani caduti lontani dalla loro zona di origine.

Questo riconoscimento – spiega la presidente della Stella Alpina, Pietra De Blasi – è il primo step «di un percorso che si prefigge come obiettivo quello di intitolare un luogo alla memoria del partigiano “Gianni”».

“Caduto eroicamente in combattimento il 29/04/1945 durante la battaglia per la liberazione di Cuneo”, dice il testo della targa che è stata consegnata dai promotori a Giovanna Grazioli, la nipote che porta il nome del partigiano.

La cerimonia si è svolta alla presenza della Presidente Pietra De Blasi dall’Associazione Culturale Stella Alpina, del Presidente Cesare Denisi dall’Anpi sez Rinaldo Bertolotti di Pombia, del sindaco Nicola Arlunno di Piero Beldì, l’artefice primo, indefesso di questa iniziativa. Hanno partecipato tanti cittadini e amici delle sez. Anpi del territorio

Giovanni Grazioli, partigiano da Pombia alla battaglia di Cuneo

Nato a Pombia il 26 marzo 1923, ferroviere, “Gianni” entrò a far parte della Resistenza nelle formazioni di Giustizia e Libertà, nella Prima Divisione Alpina, Brigata Val Grana.

Dopo mesi di dura lotta sulle montagne (ricordate in romanzi e memorie di grandi autori come Giorgio Bocca o Nuto Revelli), le brigate di Giustizia e Libertà, insieme ai garibaldini e agli autonomi, affrontarono la dura battaglia finale per liberare Cuneo, durata una settimana, dal 24 al 30 aprile 1945. 

Sotto ai portici della città, intorno alle caserme, la battaglia di Cuneo richiese molte vite tra i partigiani. Tra loro c’era anche Grazioli, caduto in combattimento nella notte tra il 28 e il 29 aprile 1945, nella piazza che dopo la Liberazione fu dedicata a Duccio Galirmberti, il primo animatore della resistenza ai nazifascisti nella città del Basso Piemonte.

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Per il suo sacrificio, Grazioli stato insignito di medaglia di Bronzo al Valor Militare, concessa nel 1947
La testimonianza della nipote è stata arricchita da una proiezioni che ha fatto conoscere fatti e documenti inediti dell’archivio di famiglia.

“Vogliamo che l’Europa sia luogo di pace”

«È “premura” dell’Associazione che rappresento – dice la presidente Pietra De Blasi dare il giusto riconoscimento e lo spazio alle storie di uomini che hanno fatto la scelta di combattere in prima fila, rendere omaggio ai nostri combattenti e resistenti, di trasmettere alle nuove generazioni i valori che dopo tante lotte e eccidi sono stati incisi nella nostra Costituzione».

«Se oggi parliamo di “Giovanni Grazioli” lo dobbiamo a quello spirito di missione e di determinazione che è proprio insito nel cromosoma della nostra associazione. E’ il quid che ci contraddistingue, ci guida a portare luce tra le pagine buie della storia, ci spinge a essere quotidianamente sul campo per dare voce e volto a chi ancora purtroppo non ce l’ha.  A noi dispiacerebbe molto lasciar che certe pagine della nostra storia ingialliscano o si perdano nei meandri bui della Memoria.  Per questo continuiamo a consigliare di conoscere la storia che è passata per le nostre case, per le nostre baite, per le nostre strade, le nostre genti che è stata raccontata o abbiamo avuto la fortuna di ascoltare direttamente dai nostri nonni, dalle persone anziane» ha continuato De Blasi, che ha ricordato in particolare la strage di Borgo Ticino.

«Auspichiamo che ognuno di noi sappia essere portatrici/portatore di una nuova Memoria, di attualizzare i messaggi di giustizia, di libertà, di essere capaci di indignarsi di fronte alle bestialità che si verificano oggi nella nostra società e nel mondo. Vogliamo che l’Europa sia luogo di pace e di condivisione di valori che uniscano i popoli. Oggi abbiamo fortemente sete di pace nel mondo.  Basta con le guerre! Non ne possiamo più»

Il ricordo della battaglia di Cuneo, per fermare i tedeschi

Il prof. Gigi Garelli, direttore scientifico dell’Istituto Storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Cuneo ha tenuto una lectio magistralis su “La battaglia per la liberazione di Cuneo e il contributo del partigiano Giovanni Grazioli”, ha fatto un quadro storico degli eventi, delle deportazioni degli ebrei, delle fucilazioni, delle brigate che operavano nelle valli del cuneese, per conoscere meglio quello che è stato lo spirito, il credo negli ideali di chi ha lottato e per evidenziare il contributo del partigiano Grazioli.

La battagli di Cuneo durò dal 24 al 30 aprile, giorni in cui i patrioti lottarono contro i tedeschi che dovevano tenere la città per assicurare la ritirata dalle montagne verso la pianura padana. Se oggi diamo per scontato che quel fine aprile era la fine della guerra, allora non era certo: fermare le colonne tedesche poteva voler dire che la guerra continuasse per mesi.

Le stragi di ebrei e oppositori

 Le giornate conclusive per la liberazione di Cuneo furono anche precedute dalle fucilazioni dei nemici razziali o politici da parte delle brigate nere. La maggior parte dei fascisti delle brigate nere fuggirono poi, prima della vera e propria battaglia, che fu sostenuta da reparti della 34ma divisione tedesca e da gruppi di militi della Divisione Littorio.

Tra le vittime assassinate in quei giorni ci sono otto civili, sei partigiani, sei ebrei, per lo più rastrellati in Provenza.
A queste vittime si aggiunge l’elenco dei partigiani uccisi in combattimento, ben 38.
Erano le ultime vittime di una guerra che nel Cuneese ha visto
2000 caduti, 1000 assassinati, 2200 invalidi, 1400 deportati.

Tra i responsabili c’è il nome del capitano Ettore Salvi, comandante la polizia della Divisione “Littorio”, poi giudicato dalla Corte d’Assise straordinaria di Cuneo, condannato a morte. Unica sentenza di Corte d’Assise eseguita, al poligono di tiro di Cuneo il 12 febbraio 1946 per i molti omicidi commessi tra il dicembre 1944 e la liberazione.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 02 Maggio 2022
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