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Gli industriali di Varese sullo shoc energetico: “Troppe imprese rischiano il blocco della produzione”

Il presidente Roberto Grassi: “Rischiamo una crisi industriale senza precedenti. Ci appelliamo al senso di responsabilità di tutte le forze politiche e alle indiscusse capacità del Presidente del Consiglio. Bisogna agire subito o le conseguenze sociali saranno devastanti”

univa

«La situazione già critica da mesi, ora è diventata insostenibile. Siamo sull’orlo di un baratro. Non c’è più tempo da perdere. Governo e Unione Europea devono prendere provvedimenti urgenti nei prossimi giorni, altrimenti le conseguenze economiche, produttive e sociali rischiano di essere senza precedenti. Sulla capacità di reazione allo choc energetico che sta colpendo imprese e famiglie si gioca la credibilità di quelle forze politiche che si candidano a governare il nostro Paese. Che almeno su questo non ci siano divisioni di parte. Ci appelliamo al loro senso di responsabilità e allo stesso Presidente del Consiglio, Mario Draghi, che, seppur sfiduciato dal Parlamento, ha l’autorevolezza internazionale per accelerare la reazione delle istituzioni europee a uno scenario che rischia di bloccare intere filiere produttive, non solo quelle più energivore».

È molto più di un grido di allarme quello che Roberto Grassi, presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese (Confindustria Varese), lancia al mondo della politica di fronte ai livelli raggiunti dai prezzi del gas e dell’energia elettrica: «Di appelli ne continuiamo a fare da inizio anno. Le imprese faticano a capire l’immobilismo di fronte alle bollette che stanno arrivando nei loro uffici di amministrazione. Forse non ci si rende conto delle ripercussioni che stanno per concretizzarsi e si spera sempre nelle illimitate capacità di reazione del sistema imprenditoriale. Ma questa volta il quadro è completamente diverso. Siamo impotenti, occorrono interventi urgenti per garantire la tenuta industriale del Paese e dei suoi territori più manifatturieri come Varese. Ha ragione il Presidente Bonomi: è questione di sicurezza nazionale. Sono troppe le imprese messe a rischio sopravvivenza».

LA SITUAZIONE NELL’INDUSTRIA VARESINA

La fotografia delle preoccupazioni crescenti degli imprenditori è scattata dalle continue segnalazioni che arrivano ai telefoni della Confindustria varesina e del suo consorzio Energi.Va. Alcuni numeri possono dare il senso del dramma che si sta vivendo in molti stabilimenti del territorio. Ci sono imprese del settore della plastica che hanno pagato nei primi 6 mesi di quest’anno bollette per un totale di 1 milione di euro, contro i 300mila del 2021. Tintorie tessili che pagavano a luglio di un anno fa bollette di energia elettrica di 47mila euro e di gas di 52mila e che a luglio di quest’anno hanno affrontato livelli, rispettivamente di 166mila e 266mila euro. Senza parlare della lavorazione dell’acciaio, comparto in cui ci sono aziende che a luglio del 2021 avevano bollette di 280mila e che ora sono a quota 1,3 milioni. Stesso scenario nelle fonderie specializzate nei componenti dell’automotive. Qui l’esempio è di un’impresa che pagava a luglio del 2021 152mila euro di energia elettrica e il mese scorso ha dovuto affrontare una bolletta di 516mila. Il settore delle cartarie non è da meno. Si va dalla bolletta mensile di 77mila euro di un anno fa ai 272mila euro di oggi, che scendono a 176.500 con i crediti di imposta introdotti del Decreto Legge Aiuti, ma che rimangono pur sempre su incrementi del 128%.

«Casi anonimi, ma molto concreti – commenta il presidente di Confindustria Varese, Roberto Grassi – che abbiamo registrato in questi giorni. E si badi bene: parliamo delle bollette fino a luglio, le conseguenze dei record di agosto non le abbiamo ancora viste. Sono in crescita le chiamate di imprese che hanno deciso di non riaprire dopo le ferie e di quelle che hanno già deciso di bloccare la produzione perché a questi livelli, pur di fronte a un buon portafoglio ordini che caratterizza tutta la nostra industria, è ormai ampiamente diseconomico produrre».

Proprio l’andamento della Cassa Integrazione Straordinaria nel Varesotto è in forte aumento: secondo i dati Inps elaborati dall’Ufficio Studi Univa tra gennaio e luglio si è assistito ad un incremento delle ore autorizzate del +366% rispetto allo stesso periodo del 2021.

LA PROPOSTA PER GLI INTERVENTI DI URGENZA

«Il nostro – precisa il presidente Roberto Grassi – non è un generico appello a fare qualcosa. La proposta di Confindustria è, come sempre, molto concreta e pragmatica ed è stata avanzata ormai da tempo nel disinteresse generale. Solo nelle ultime ore sembra finalmente muoversi qualcosa anche grazie ai numerosi appelli del Sistema Confindustria. Ma non servono gli intenti, serve agire».

Una proposta che il presidente degli industriali varesini ribadisce. E quindi: immediata introduzione del tetto del gas a livello europeo; sospensione temporanea del sistema delle autorizzazioni ETS (per le emissioni di gas serra); destinazione all’industria della quota di energia di produzione nazionale (anche da fonti rinnovabili) a prezzo calmierato; riformare o comunque sospendere l’attuale meccanismo della formazione del prezzo dell’elettricità sganciandolo dalle quotazioni del gas.

«Quest’ultimo provvedimento – spiega Grassi – è tanto importante quanto il tetto al prezzo del gas. Porterebbe benefici immediati e di non poco conto, fermando l’irrazionale vendita a prezzi folli dell’energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili che in alcune ore della giornata garantiscono anche il 60% dell’offerta e i cui costi di produzione non sono aumentati. Sarebbe una misura molto più efficace, equa e veloce dell’imposizione fiscale sugli extraprofitti, perché agirebbe direttamente sul problema, anziché attendere gli incassi degli operatori, la loro tassazione e poi redistribuzione».

UNA POLITICA ENERGETICA DI LUNGO PERIODO

Ma per Grassi serve anche una politica energetica di lungo periodo, «perché il mondo dell’energia ormai non è più quello di prima e questa situazione durerà anni». E dunque, anche in questo caso: aumento della produzione nazionale di gas («abbandonata in maniera scellerata, dobbiamo tornare ai 20 miliardi di metri cubi di qualche anno fa, contro i 3 attuali, non è possibile che si stia aspettando ancora i decreti attuativi per procedere in questo senso»); ripensamento del Paese sul nucleare pulito («la nostra industria manifatturiera è leader a livello internazionale, un know-how di cui si avvantaggiano solo gli altri, le politiche messe in campo dalla Francia a vantaggio delle imprese dipendono anche dalla produzione di energia derivante dalle centrali nucleari»); basta ostacoli ai rigassificatori («per convincersi si guardi ai vantaggi su cui può contare la Spagna su questo fronte»).

LE RESPONSABILITÀ

La chiosa del presidente di Confindustria Varese è secca: «Non ci importa se sia in corso una campagna elettorale. Non può essere un nostro problema se alcune forze politiche hanno voluto giocare sulla sorte della nostra tenuta economica e sociale facendo cadere un governo dal massimo prestigio internazionale in un momento così delicato. Ora è il tempo di agire e ognuno deve assumersi le proprie responsabilità o ci si renderà responsabili di una crisi industriale senza paragoni, con costi sociali superiori alle risorse necessarie per intervenire oggi».

Pubblicato il 30 Agosto 2022
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