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A 157 km all’ora tra Samarate e Ferno: la gara “chilometro lanciato” del 1920

Nell'autunno del 1920 quella che allora si chiamava "brughiera di Gallarate" ospitò una gara nazionale di primo piano, tra auto con motore d'aereo, autobus per portare gli spettatori, un giovanissimo Enzo Ferrari

chilometro lanciato gallarate

Erano giorni in cui “le macchine”, di ogni genere, sembravano potere tutto, superare ogni limite umano. Avevano accorciato le distanze, avevano portato in volo l’uomo, superavano velocità che nessuno pensava possibili: nel 1920 sul rettilineo tra Ferno e Samarate, nella brughiera gallaratese, un’automobile raggiunse persino i 157 km/h!

La velocità, pur elevata, oggi ci fa quasi sorridere, ma allora la prestazione era stupefacente: teatro del record era la prova di velocità su chilometro, che si corse il 14 novembre 1920 sul lungo rettilineo – ancora oggi senza interruzioni – tra l’incrocio principale di Samarate e il vicino paese di Ferno.

Una corsa spettacolare e in grado di attrarre il grande pubblico, se quel giorno fu persino attivato “uno speciale e celere servizio di autobus” con partenza da Gallarate, a 3 lire a viaggio, con partenza dalla piazza della stazione e dal “Caffè Ranzoni” in piazza Vittorio Emanuele, oggi Libertà, il caffè allora ritrovo della borghesia cittadina (e anche degli squadristi fascisti).

Il giorno della gara delle auto vinse Eugenio Silvani, a bordo di una Packard che raggiunse appunto la folle velocità di 157,894 km/h. Silvani “ha avuto facile vittoria”, fu seguito infatti da Monaron su automobile Fiat con motore A10 di derivazione aeronautica: si era appena usciti dalla Grande Guerra, la tecnologia dell’aviazione aveva fatto passi da giganti. La stessa zona di Gallarate aspirava a diventare un polo di riferimento per l’automobilismo perché la brughiera era diventata luogo di sperimentazioni aeronautiche e dell’industria collegata. Al quarto posto si classificò un Enzo Ferrari 22enne.

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Foto da La Stampa Sportiva

Si corse anche una prova motociclistica, che fu vinta da Carlo Maffeis, che con la sua moto Bianchi da 500cc (“mezzo litro”, citano curiosamente le cronache di allora) raggiunse i 125 km/h, battendo “un lotto di concorrenti su macchine straniere”, come ricorda con compiacimento l’articolo della Stampa Sportiva.

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Carlo Maffeis, foto da La Stampa Sportiva

“La notizia della brillante vittoria del popolarissimo «Carletto» venne ieri sera partecipata dal balcone del Caffè Ranzoni alla gran folla che in Piazza Vittorio Emanuele si assiepava impaziente di conoscerne l’esito”, raccontava il quotidiano La Cronaca Prealpina il 16 novembre, due giorni dopo, dando conto dell’interesse degli appassionati di Gallarate per la sfida.
Sull’onda del successo di questa prova su strada, a dicembre gli appassionati dei Club della zona avanzarono anche la proposta di realizzare nella brughiera tra Gallarate e la Malpensa il circuito automobilistico nazionale, che poi invece sarebbe stato costruito a Monza, dentro al parco della villa reale.

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Maffeis conquistò il record italiano di velocità motociclistica e questo contribuì al successo della manifestazione, nonostante il tempo atmosferico (con un velo di nebbia) non fosse favorevole alla prova.
Nel corso della manifestazione ci fu un piccolo incidente – un pilota di moto lievemente ferito a un ginocchio, prima della partenza, per uno scontro con un’auto – ma nel complesso tutto funzionò bene, sotto l’egida del Moto Club Gallaratese, che mobilità i suoi “gentleman”, ma anche con la collaborazione del Moto Club Lombardo, della Sezione Mutilati (i reduci della Grande Guerra), dell’Unione Ciclo Auto Moto.

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A conferma del legame che univa le sperimentazioni dei vari settori della meccanica di allora, che nel Gallaratese trovava terreno fertile, va ricordato che Carlo Maffei era anche aviatore, aveva per primo volato da Lugano a Milano nel 1911. Il legame tra industria aeronautica e motociclistica ha poi avuto altre evoluzioni: la più celebre, la storia della Mv Agusta, che nel Dopoguerra tenne a lungo insieme due produzioni molto diverse, le moto da corsa e gli elicotteri.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 08 Novembre 2022
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