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Da vita sociale a vita sui social…una vocale può fare molta differenza!

La rubrica settimanale "Il prof tra i banchi", curata da Alberto Introini, tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane

Generico 21 Nov 2022

Dai dinosauri ai social
In questi ultimi anni, i genitori si devono confrontare con cambiamenti rapidi nelle abitudini dei propri figli. Molto più rapidi rispetto anche solo a una generazione precedente. Se all’asilo la passione dei bimbi si concentra sul mondo della preistoria, dei puzzle e dei dinosauri, con l’inizio della scuola elementare la fanno da padrone le carte Pokémon. Credevo fosse una moda ormai passata. Invece, ne porto testimonianza diretta anche con mio figlio Leonardo, il quale fino a inizio settembre non sapeva nemmeno dell’esistenza di questi “mostri tascabili” (Pocket Monster); ma poi, in pochi giorni in 1^ elementare, ne è rimasto coinvolto, con la richiesta frequente di acquistare nuove figurine. Il prossimo passo, prevedibilmente all’inizio della scuola media, riguarderà il telefono cellulare: ne sono già consapevole, data la mia vicinanza quotidiana al mondo dell’adolescenza.

Gestire un pallone, i giochini sui dinosauri o collezionare figurine (qualsiasi esse siano), è ben diverso dall’utilizzare lo smartphone. Lo si sottolineava nell’articolo della scorsa settimana: il cellulare progressivamente sta perdendo la vera e propria funzione di telefono, per aprirsi sempre più insistentemente al mondo di internet e dei social. Sta diventando, cioè, un mezzo per esporsi “al pubblico”; o meglio, per esporre il proprio privato al pubblico. Un pubblico spesso poco conosciuto.

L’importanza dei genitori
Quindi, nel breve arco di cinque o sei anni, si passa dai dinosauri al cellulare. Forse anche per questa velocità il genitore è disorientato. A 11-12 anni, sono in grado i nostri figli di gestire consapevolmente tale aspetto della loro vita, così pressante nella società attuale? Direi proprio di no, visto che spesso nemmeno gli adulti sono capaci di avere un rapporto equilibrato con i dispositivi elettronici e con i vari social network. Sono piuttosto sicuro che la stragrande maggioranza dei genitori sarebbe d’accordo su questa premessa. Ma allora perché il 95% dei ragazzini alla scuola media ha uno smartphone personale sempre con sé?

In questo aspetto – come in molti altri – essere genitore è notevolmente più difficile e complicato rispetto a fare il professore. La contrattazione genitori-figli su concessioni e divieti diventa spesso una battaglia emotiva e di ruoli. Ma riflettiamo almeno su una certezza: l’uso precoce di smartphone e tablet provoca continui e repentini stimoli visivi, che stanno modificando molti aspetti cognitivi e fisiologici nei bambini. Le neuroscienze ce lo confermano con dati sempre più inequivocabili, sempre più evidenti scientificamente.

Da docente di italiano, me ne accorgo soprattutto nella scrittura e nell’organizzazione logica del pensiero; ma anche nella capacità di mantenere l’attenzione. Se fino a pochi anni fa la concentrazione scarseggiava nei 50 minuti di lezione, adesso non sono rari i casi in cui qualche allievo fatica a mantenere l’attenzione necessaria anche durante una verifica. L’uomo è un animale sociale, diceva Aristotele. Oggi spesso sembriamo animali digitali: inglobati in un piccolo schermo, spesso in un mondo parallelo che ci separa dalla reale socialità con gli altri.

Instagram, Twitter e Tik Tok ormai riguardano persone di tutte le età: da vita sociale a vita sui social…una vocale può fare molta differenza! Cerchiamo, da genitori, di non cedere troppo presto. L’educazione è anche fatica. Le piattaforme social formalmente mettono un vincolo di età minima (in genere, 13 anni), ma è pura ipocrisia, perché non vi è alcun controllo sugli utenti.

Bill Gates e Steve Jobs hanno dichiarato di aver vietato ai figli l’uso di smartphone e tablet fino ai 14 anni. E se ce l’hanno fatta i due guru di Microsoft e di Apple, i fondatori della tecnologia mondiale, ce la possiamo fare anche noi.


Alberto Introini, dopo aver insegnato in vari licei della provincia di Varese, dal 2008 è docente di Italiano e Storia presso l’Istituto Elvetico di Lugano (Svizzera). Ha due lauree, in Lettere-Filosofia (2002, Università Statale di Milano) e in Storia (2022, Università di Zugo, Svizzera). Iscritto dal 2004 all’Ordine dei Giornalisti di Milano, ha pubblicato 4 libri. Partecipa come relatore o moderatore a diversi eventi culturali nel nord Italia. La sua rubrica settimanale “Il prof tra i banchi” tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane.

Prof. Alberto Introini
Docente e scrittore
@intro.prof

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Pubblicato il 24 Novembre 2022
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