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La Chiesa di Sant’Antonio Abate a Busto Arsizio ospita la mostra di Memorial sui gulag

La mostra è stata realizzata dalla fondazione Russia Cristiana e dall'associazione Memorial, bandita da Putin recentemente. Racconta il tentativo di rimanere umani dei detenuti nei gulag

Generico 12 Dec 2022

«Parecchie volte, durante i miei diciotto anni di “passione”, mi sono trovata faccia a faccia con la Morte. Ma sono sempre riuscita ad abituarmi alla cosa. Ogni volta reagivo con lo stesso terrore, con la ricerca spasmodica di una via d’uscita. E ogni volta il mio organismo sano e resistente trovava qualche scappatoia che mi permetteva di sopravvivere. E, cosa ancora più importante, ogni volta mi veniva in aiuto qualche evento che, a prima vista assolutamente accidentale, era in effetti una manifestazione normale di quel Bene che, nonostante tutto, regna sul mondo». È una delle frasi riportate sui pannelli della mostra “Uomini nonostante tutto. Testimonianze da Memorial” che è stata inaugurata martedì 13 dicembre, alla presenza del dirigente del Liceo Pascal Gianni Bianchi, la coordinatrice della scuola secondaria di primo grado Alessandra Ottone, alla presenza dell’assessore all’istruzione Daniela Cerana e di Carlotta Dorigo, della Fondazione Russia Cristiana.

È visitabile da oggi 14 dicembre fino al 19, all’interno della chiesa di Sant’Antonio Abate in piazza Santa Maria, a cura della Cooperativa Nicolò Rezzara e con il patrocinio del Comune di Busto Arsizio (orari: 16-19 in settimana, sabato 15-22 e domenica 10-18, per le scolaresche 8-13). È anche possibile prenotare una visita guidata al seguente link: https://forms.gle/kcmHYBphsq3DbJXcA

Realizzata dalla Fondazione Russia Cristiana e da Memorial, associazione nata nel 1989, presieduta dal fisico A. Sacharov e dallo storico A. Roginskij e insignita del Premio Nobel per la pace 2022, la mostra espone testi di lettere, fonti materiali e video che documentano il legame che i detenuti nei Gulag sovietici cercavano di mantenere coi propri familiari, con particolare attenzione all’universo femminile, con il suo carico di violenze e dolore, ma anche con l’insopprimibile esigenza di dignità, bellezza, amicizia, felicità.

«Abbiamo pensato di portare a Busto Arsizio questa importante mostra – ha spiegato Bianchi – per poter aprire nella nostra città una finestra sul mondo. Una finestra piena di intelligenza e di realismo, perchè un’associazione come Memorial è un segno di cosa significhi davvero portare la pace: non significa negare qualcosa, ma mettere al centro il problema della verità, di come stanno realmente le cose, e di mettere al centro le persone. Si tratta di un grande esempio di costruzione positiva a partire da una grande tragedia, tema di assoluta attualità. Ricordiamo che Memorial è stata chiusa dal regime 18 mesi fa».

All’inaugurazione era presente anche l’assessore all’Istruzione Cerana: «Ringraziamo le scuole Rezzara, questo è un esempio di quando le scuole si aprono alla cittadinanza, ci deve essere uno scambio continuo perchè le scuole sono un luogo di formazione, non solo di trasmissione del sapere. Educare vuol dire anche insegnare ai nostri giovani un pensiero critico, e quando questa possibilità viene offerta anche alla cittadinanza, abbiamo raggiunto due fini con un unico atto. La mostra fa davvero riflettere e mi ha colpito per diversi aspetti: l’attenzione alle donne e madri, che hanno affrontato tragedie e restrizioni con grande spirito di sacrificio a cui non sempre viene dato spazio, l’accento sulla difficoltà di mantenere i rapporti familiari, il ruolo delicato degli adolescenti che si interrogavano sull’innocenza o colpevolezza dei propri genitori imprigionati. La libertà è un bene davvero prezioso che noi oggi diamo per scontato».

A spiegare più nel dettaglio i contenuti della mostra è intervenuta poi la professoressa Barbara Tettamanti, docente di lettere alla Costamagna: «La mostra permette di conoscere il grande lavoro svolto dal Memorial, la prima associazione libera russa nata dopo il crollo del regime sovietico che si è data il compito di recuperare la memoria di quanto accaduto a moltissime persone incarcerate e a volte uccise durante gli anni della dittatura. L’obiettivo principale non è stato quello di denunciare le ingiustizie che questi uomini e donne avevano subito ma soprattutto dare voce all’umanità di queste persone, per ridare loro un volto, un nome. Tutto questo facendo tesoro di quanto dice Solženicyn ne “L’arcipelago Gulag”: “Se noi russi non ristabiliremo la verità su quello che è accaduto, quello che è accaduto potrà ripetersi”, cosa che sta succedendo. Portando questa mostra in città noi diamo voce al dissenso russo, dando voce a un popolo che è stato nel passato ed è ancora oggi la prima vittima del suo governo autoritario».

La dirigente scolastica continua: «Infine, far visitare la mostra ai ragazzi delle scuole medie e superiori significa dire loro che in fondo si può rimanere uomini nonostante tutto, anche in condizioni disumane come quelle dei gulag, si può mantenere la propria umanità e dignità, si può essere capaci di gesti di compassione, di sacrifici grandi, si può continuare a coltivare un senso della bellezza in ogni situazione. Le donne in carcere ricamavano! Usavano lische di pesce, lenzuola, scrivevano le preghiere per non dimenticarle… Mantenere la propria identità, la propria storia, quello che ci tiene vivi, è un esempio di resistenza al potere grandissimo. Penso che i nostri ragazzi abbiano bisogno di vedere che è possibile non soccombere, che il potere non può distruggere completamente l’umanità delle persone».

«È la prima volta che la mostra viene esposta dopo il Meeting – ha concluso Carlotta Dorigo di Russia Cristiana -. Tutto concorre ad abbruttire l’uomo, ma rimane un punto irriducibile di umanità. Il presidente di Memorial, Yan Rachinsky, ricevendo il premio Nobel ha parlato non di colpa ma di responsabilità: la colpa chiede il pentimento ma guarda al passato, la responsabilità invece guarda al futuro, a un lavoro che si può fare. Questa mostra guarda al futuro».

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 14 Dicembre 2022
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