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La sostenibilità va vissuta e non solo celebrata

La sostenibilità per le imprese sarà sempre più un fattore critico di successo ma richiede un percorso che va guidato e gestito con strumenti corretti e competenze adeguate

sviluppo sostenibile

Quando oggi si parla di sostenibilità ci si trova di fronte a un argomento che poggia su una consapevolezza planetaria. Non si tratta più di una questione riservata alle élite o a pochi illuminati. E non è nemmeno un progetto proiettato solo nel futuro. È qualcosa di reale che accompagna la nostra vita nei momenti e nei luoghi della quotidianità.

Il tema è oggetto di discussione in famiglia, al bar, sul lavoro e soprattutto nelle scuole. L’effetto Greta Thunberg sulle nuove generazioni ha travolto anche le vecchie, costringendo il mondo intero, compreso quello politico ed economico, a riformulare la visione di un presente che non può più attendere. Le imprese sono già entrate in una logica di condivisione e rispetto del bene comune, perché la semplice competizione e lo sfruttamento non pagano più.

La sostenibilità per le imprese sarà sempre più un fattore critico di successo ma richiede un percorso che va guidato e gestito con strumenti corretti e competenze adeguate. «La sostenibilità è una cultura manageriale che coniuga continuità con creazione di valore per qualsiasi organizzazione, senza distinzione di settore o dimensione. La sostenibilità è un approccio strategico ed integrato: permette di cogliere le tendenze di fondo, gestire le diverse fonti di rischio, aumentare l’efficienza operativa e permette di prendere decisioni migliori sulla base di ciò che conta realmente per la propria organizzazione» spiega Marco Brusati di Wathmatters, la prima società benefit della provincia che con grande anticipo ha affrontato il tema grazie a competenze nate all’interno del mondo accademico.

Secondo una ricerca di Pwc, l’81% dei cosiddetti millennials include la sostenibilità come criterio di scelta di un prodotto o servizio. I giovani hanno capito che la sostenibilità è fatta di azioni concrete, è il terreno per far germogliare insieme idee e progresso, valori e comportamenti. Un passaggio che richiede l’interiorizzazione di un nuovo ordine di valori.

La scuola, in questo contesto di cambiamento, ricopre un ruolo fondamentale: la formazione, soprattutto per chi deve formare a sua volta le nuove generazioni, diventa strategica. Recentemente, in occasione di Avanguardie educative, un progetto di Indire (Istituto nazionale di documentazione innovazione e ricerca educativa) per formare i dirigenti scolastici italiani e i loro professori sui temi legati all’innovazione e nuove metodologie di successo di didattica, Humans to Humans, società di comunicazione per progetti ad impatto sociale, ha curato l’organizzazione delle attività per gli studenti dell’Istituto IT “E. Tosi” di Busto Arsizio, proprio sul tema della sostenibilità.

IL LINGUAGGIO È LA PIETRA  SU CUI FONDIAMO UN’ESISTENZA SOSTENIBILE
In quell’occasione erano presenti tutti i soggetti che sono chiamati ad avere un ruolo attivo in questa partita per il pianeta. Dirigenti scolastici, aziende, politici e consulenti. Uno schieramento fortemente rappresentativo dei vari livelli su cui bisogna agire, a partire dalle parole che sono le pietre su cui costruiamo la nostra esistenza sostenibile.

L’analisi di Pierdavide Montonati di Whatmatters si è concentrata proprio sul linguaggio e dall’uso-abuso che ne viene fatto. «Oggi il termine sostenibilità è fortemente inflazionato e direi anche abusato – ha spiegato Montonati – Se tutto ormai viene proposto come sostenibile si corre il rischio di svuotare di senso la stessa parola. Ciò che da sempre fa la differenza è il reale impegno all’azione sostenibile. Ecco perché è necessario portarla su un piano concreto e non limitarsi alla sua mera e comoda celebrazione».

La riflessione di Montonati contiene un monito preciso: attenzione a non sfruttare la sostenibilità solo in termini di immagine e comunicazione. La parola ispira, ma va affiancata dall’azione e dalla pratica quotidiana. «Credo fermamente, perché sperimentato sulla mia pelle e riconosciuto su quella di innumerevoli imprenditori di successo – continua Montonati  – che il concetto di sostenibilità possa fungere da importante fonte d’ispirazione per i tanti soggetti che portano in sé il “germe” dell’imprenditorialità sana. Ho notato che il successo e il profitto hanno perso nel tempo potere e fascino verso le nuove generazioni di imprenditori e di giovani talenti, i quali oggi sembrano sempre più attratti dallo scopo che un’impresa si dà nel suo fare business».

I VALORI FONDANTI DEL CONCETTO DI SOSTENIBILITÀ
Ma quali sono i valori su cui poggia e si sviluppa il concetto di sostenibilità? «Sono gli ingredienti fondamentali e ricorrenti – spiega Brusati – che abbiamo identificato e riscontrato in tanti atti e imprese sostenibili in cui si siamo imbattuti. E vanno elencati secondo un ordine preciso».

Il SOGNO –  Cioè la capacità di trasmettere informazioni su cose che non esistono affatto, dunque  in grado di riuscire effettivamente a cambiare in meglio il rapporto con il nostro pianeta.
L’IMPEGNO – Ovvero l’atteggiamento necessario a concretizzare il sogno. Essere sostenibile è meno comodo di non esserlo, questo è sicuro. La sostenibilità è un approccio pro-attivo che necessita azione e fatica utili a supportare il processo di miglioramento continuo.
L’AMORE – Inteso come la passione, il rispetto e la responsabilità che serve a tenere il sogno vivo e alimentarlo dandoenergie all’impegno.
LA FELICITÀ – Il prodotto finale che deve essere prodotto. Senza felicità anche imprese in grado di generare elevati profitti non rispondono in nessun modo al soddisfacimento del beneficio comune, non sono in grado di generare dunque un vero valore condiviso.

«Se non si produce felicità con il proprio sogno – conclude Montonati –  che senso ha averne uno? Che senso ha impegnarsi e sprigionare passione per realizzarlo? Senza felicità prodotta il sogno di un mondo sostenibile si trasformerà in un mero miraggio».

Pubblicato il 21 Dicembre 2019
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