Sant’Antonio a Gallarate, la “chiesa doppia” e dell’arte
Costruita nel Settecento, ha visto la benedizione dei cavalli e un aereo precipitato sul tetto. Negli ultimi anni affascinante è stato anche l'uso come spazio espositivo, tra arte contemporanea e senso del sacro

Una chiesa doppia e una chiesa dell’arte, per la funzione a cui è stata dedicata nell’ultimo decennio: è l’oratorio di Sant’Antonio a Gallarate.
Già nel XV secolo esisteva in questo luogo un oratorio dedicato a Sant’ Antonio. La chiesa attuale però risale al Settecento , opera del canonico Biagio Bellotti da Busto Arsizio, architetto e pittore.
Fu costruita forse come chiesa monastica, per un convento femminile (erano numerosi i conventi gallaratesi, poco distante c’era quello maschile di San Michele, al posto del Broletto). La sua origine spiegherebbe la conformazione particolare, con un doppio ambiente: davanti all’altare si trova la “chiesa del popolo” che era aperta ai gallaratesi di allora, mentre alle spalle si trova il coro (la stessa conformazione si può vedere nella ben più recente chiesa di San Francesco, del 1906-1911).
La chiesa è affacciata sull’incrocio del “carrobbio”, oggi la piccola piazzetta Ponti, ma un tempo incrocio del borgo. Sulla piazzetta era usanza la benedizione degli animali nel tardo pomeriggio del 17 gennaio, la festa del santo. La chiesa faceva da riferimento anche della Confraternita degli incappucciati. Nella sua storia fu persino sfiorata da un aereo precipitato, caduto sull’edificio a fianco ai primordi dell’aviazione nel Gallaratese.

Sul finire degli anni Trenta il Comune di Gallarate sventrò la porzione di centro storico accanto alla Basilica: al posto dei vicoli e del cortile del “Faietto” fu aperta una ampia via, che fu ribattezzata Corso Italia dopo il 25 aprile 1945. Il retro della chiesa di Sant’Antonio – l’abside – si trovò sulla nuova via e così all’inizio degli anni Sessanta fu costruita una nuova facciata progettata dall’architetto Moglia, di forme affatto diverse da quelle della facciata settecentesca su piazza Ponti. Nello stesso periodo l’artista Silvio Zanella realizzò le nuove vetrate.

Tra ottobre 2010 e giugno 2012 la chiesa è stata sottoposta ad un nuovo intervento di restauro e adeguamento degli impianti, curato dagli architetti Lorena Bauce e Stefano Zoerle, che ha restituito all’edificio luminosità e una nuova funzione: per alcuni anni la parrocchia Santa Maria Assunta ne ha fatto uno spazio espositivo e per concerti, sfruttando al meglio anche la disponibilità di due ambienti distinti, davanti e dietro l’altare.

Ha ospitato una delle mostre sul lungo restauro della basilica, ma – grazie all’impegno dell’architetto Paolo Martinelli – anche diverse esposizioni d’arte, come l’installazione di Paolo Masi, la mostra “Pura Luce di Silvio Zanella” dentro all’iniziativa Officina Contemporanea o il percorso su “umano e trascendente” nell’opera del ceramista e designer di Ambrogio Pozzi. Così – nell’arco di un lustro e nel segno di una tradizione cittadina – l’accostamento tra arte contemporanea, design e forme architettoniche settecentesche ha fatto di Sant’Antonio un luogo interessante, tra arte e sacro.
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