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Associazioni e Comune insieme, così a Castano Primo il voto non chiude le scuole

Il giro del sindaco Pignatiello alla nuova sede di seggio della città. “È tutto pronto; puntiamo a farla diventare la sede permanente”

La casa dei castanesi

«Comune e associazioni. Insieme, in queste settimane abbiamo collaborato per rendere la Casa dei Castanesi sicura per votare». Siamo entrati nella nuova sede di seggio insieme al sindaco di Castano Primo Giuseppe Pignatiello per un ultimo giro di ricognizione prima della fine della campagna elettorale per il referendum e il voto di domenica e lunedì.

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Il Comune dell’Alto Milanese è una delle 185 città italiane che hanno spostato la sede di seggio fuori dalle scuole. In provincia di Varese non è stato possibile per via del parere negativo della commissione elettorale, nonostante le richieste di diversi Comuni (ultimo dei quali Samarate). «Noi ci siamo già attivati a luglio con la Prefettura, che ci ha dato parere positivo – dichiara – dopodiché ci siamo accordati con le associazioni che hanno sede alla Casa: Auser, GenitoriAmo, Sfumature Castanesi, O-ratio, Fiore che ride, il Corpo musicale. Devo ringraziarli tutti perché ci hanno dato una grande mano e hanno liberato i loro spazi per lasciarlo ai seggi. Adesso cercheremo di renderla la sede di seggio permanente, così da lasciare libere le scuole e gli alunni».

La vicinanza dei castanesi al proprio sindaco

Girando per le vie del centro Pignatiello viene fermato sovente da persone che gli manifestano solidarietà per il gesto subito qualche giorno fa, la carcassa di un uccello trovata davanti a casa; l’ennesimo episodio subito negli anni. «Una volta le gomme bruciate – racconta -, un’altra il plafond led staccato sopra la mia macchina nel parcheggio interno del Comune, e potrei continuare. Certamente dà fastidio, sopratutto quando queste cose accadono davanti casa e mia figlia piccola potrebbe spaventarsi. Una volta li ho visti: un gruppo di ragazzi, saranno stati sette-otto, fuori da casa mia».

Dentro il Comune e fuori per le vie del centro viene continuamente fermato dai cittadini, che conosce uno per uno. Gli chiedono qualsiasi cosa. «Come sindaco di una città di 11mila abitanti – spiega – devi sapere tutto. Nel corso di un mandato acquisisci competenze di ogni tipo, devi sapere tutto quello che succede nel tuo Comune in ogni settore. Penso che veniamo pagati troppo poco, se penso che altre categorie, come i consiglieri regionali o i deputati, hanno meno lavoro e vengono pagati molto di più. Anche il loro è un lavoro fondamentale, soprattutto se fatto bene, che vorrebbe dire battere il proprio territorio tutto l’anno, ma in pochi lo fanno».

«Voterò no al referendum»

Gli chiediamo anche il suo parere sul referendum del 20 e 21 settembre, su cui si è esposto poco: «Sono stato abbastanza silenzioso per non condizionare le persone. È giusto che ognuno voti quello che ritiene giusto. Io, comunque, penso che sia una riforma populista e sbagliata; toglie rappresentanza a diversi territori a fronte di un risparmio irrisorio. E infatti anche all’interno dei partiti che formalmente sono per il sì ci sono tante voci contrarie».

Pubblicato il 18 Settembre 2020
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