Il primario di Busto nel gruppo ristretto di consulenti per la chirurgia ginecologica
Grande la soddisfazione in azienda per la nomina del dottor Giuseppe Nucera, dal luglio del 2019 a capo del reparto. I consigli e le raccomandazioni dello specialista alle donne nonostante l'emergenza

Il dottor Giuseppe Nucera, primario di ginecologia e ostetricia dell’ospedale di Busto Arsizio, nominato nel gruppo ristretto di consulenti per la chirurgia ginecologica della SIGO, la Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia e della AOGOI, la Società dei ginecologi ospedalieri.
«Una grande soddisfazione personale e credo anche un valore aggiunto per la nostra azienda – commenta lo specialista – Poter partecipare a un gruppo ristretto di colleghi che condividono come me la stessa passione è estremamente stimolante considerando anche il ruolo che il GISS ha all’interno della Società scientifica italiana nella gestione della pandemia in corso. Lavoreremo per lo sviluppo e l’adozione di linee guida e raccomandazioni da utilizzare nella pratica clinica».
Quarantasette anni, originario di Reggio Calabria, il dottor Nucera dirige la struttura complessa di Ostetricia e Ginecologia del Presidio
bustocco dal luglio dello scorso anno.
Schivo (“ho sempre cercato di essere un buon chirurgo”) e al tempo stesso desideroso di estendere la gioia del riconoscimento: «Con
questa nomina intendo coinvolgere anche i miei collaboratori, saranno parte con me di questo network nazionale. Condivideremo con gli esperti del settore sia l’impegno, sia i risultati».
Prima della seconda ondata del Covid-19, la struttura complessa diretta dal clinico è stata indicata come hub aziendale per la chirurgia ginecologica maggiore. «Siamo riusciti a ottenere numericamente e qualitativamente risultati in linea con la casistica degli anni precedenti, per quanto riguarda il numero di interventi in campo oncologico – riprende -. Parliamo di una media di 25 interventi a trimestre, ovvero circa 100 interventi in anni come il 2017 e il 2018. Così è stato anche per il 2020: nei tre mesi intercorsi fra la prima e la seconda ondata della pandemia abbiamo rispettato il dato trimestrale».
In epoca pre-Covid erano state implementate nuove tecniche chirurgiche: « Ne cito solo due: la prima per la cura del prolasso genitale per via laparoscopica e la seconda riguarda la morcellazione, ossia l’asportazione, di fibromi uterini per via laparoscopica in sacchetto dedicato. Sono favorevole a un utilizzo estensivo, ove possibile, delle tecniche mininvasive, che a parità di risultati, in termini di efficacia della cura rispetto alle tradizionali, consentono alla donna una più rapida ripresa, un minor dolore, e un miglior risultato estetico rispetto alla via laparotomica (il taglio tradizionale, ndr)».
Nel reparto, oltre al dottor Nucera, ci sono altri quattro chirurghi con specifica competenza e autonomia «un numero di tutto rispetto, che ci permette un buon volume di interventi».
La paura del Covid ha portato molte donne a trascurare la prevenzione: « Vero, ma invito caldamente tutte loro a continuare a sottoporsi ai test di screening, a non dimenticarsi di fare il Pap test, e a sottoporsi alla vaccinazione contro il Papilloma virus (HPV), che sta dando risultati in letteratura molto convincenti non solo nelle donne in età giovane ma anche in età adulta, o che hanno già avuto lesioni HPV correlate».
Un ultimo consiglio alle donne? «Non sottovalutate mai un sanguinamento anomalo, un repentino calo di peso o un addome gonfio: possono essere sintomi di patologie importanti. Chiamate il reparto, noi siamo a disposizione sempre, telefonicamente possiamo iniziare a ragionare su quale approfondimento eseguire».
Il Direttore sanitario dell’ASST Valle Olona, Paola Giuliani: «L’acquisizione del dottor Nucera ha consentito di mantenere alta la qualità dell’assistenza dell’unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia di Busto Arsizio. La conduzione sicura del primario ha consentito, in un tempo brevissimo, di riportare un riconoscimento che consente di portare valore aggiunto e aumentare la fiducia dei pazienti nei confronti dei nostri Ospedali».
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