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Troppi ostacoli all’eolico: “Italia in ritardo sugli obbiettivi europei”

Simone Togni, presidente dell'Anev-Confindustria, mette sotto accusa il sistema delle regole, ma anche i troppi vincoli dalle Soprintendenze

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«Siamo in netto ritardo e non riusciremo a perseguire questo scopo a causa dei continui rallentamenti burocratici che bloccano l’installazione degli impianti».  Nel commentare l’andamento degli impianti ad energia eolica, Simone Togni – presidente dell’Anev, Associazione nazionale energia del vento (Confindustria) – mette sotto accusa il sistema delle regole, ma anche i troppi vincoli dalle Soprintendenze.

«A oggi gli impianti di energia eolica installati nel nostro Paese producono 10 mila gigawatt. L’obiettivo, fissato dall’Italia per adeguarsi agli standard europei entro il 2025, è quello di raddoppiare questa cifra, raggiungendo i 20 mila gigawatt» ha detto Togni intervistato dall’agenzia Dire.

Anev – spiega Togni- ha un ruolo cruciale nello sviluppo sostenibile dell’energia eolica. Da oltre vent’anni sigliamo protocolli d’intesa con le aziende della filiera, sviluppando linee guida che consentono di sfruttare questa fonte di energia rinnovabile, limitandone l’impatto ambientale e paesaggistico. A livello istituzionale, inoltre, collaboriamo con l’Ispra e con il ministero dell’Ambiente, studiando i benefici dell’eolico, valutandone la piena sostenibilità ambientale».

Sviluppo dell’energia eolica, “troppi vincoli”

«Il settore dell’eolico – argomenta Togni- va a rilento rispetto ai suoi competitors. Questo è dovuto soprattutto alla farraginosità dell’iter autorizzativo che consente l’installazione degli impianti che producono energia eolica. Negli ultimi nove anni, non a caso, si è registrato un crollo dell’80% in termini di autorizzazioni concesse alle imprese della filiera. Sono, il più delle volte, le soprintendenze a bloccare l’installazione degli impianti, imponendo misure di salvaguardia molto rigide. Anche la trasmissione dell’energia eolica va a rilento. Terna, operatore che gestice la rete di trasmissione nazionale (Rete Italia), in diverse circostanze ha posto il veto in merito all’installazione di pale eoliche. La stranezza consiste nel fatto che il nostro Paese si è imposto degli obiettivi da raggiungere per lo sfruttamento dell’eolico ma di fatto non sarà in grado di perseguirli proprio perché gli operatori della filiera sono bloccati da chi esercita il ruolo di controllore».

Generica 2020
Simone Togni, presidente Anev

I numeri dell’eolico

«A oggi – dice ancora Togni alla Dire- oltre 20 mila addetti fanno parte della filiera dell’eolico. Lo sviluppo dell’eolico comporta una riduzione del costo dell’energia e, qualora venisse sfruttato in tutte le sue potenzialità, avrebbe un impatto significativo sul mercato elettrico nazionale. L’energia eolica costa meno di quella prodotta dai fossili. È qui che potrebbero entrare in gioco gli interessi economici rivendicati dalla lobby dei combustibili fossili, ancora predominanti nel nostro Paese. L’eolico, infine, genererà benefici ambientali non indifferenti, riducendo del 7% le fonti fossili, con l’obiettivo di raddoppiare questo numero nel più breve tempo possibile».

Una semplificazione normativa per sviluppo filiera eolico

Semplificare. Questo è l’imperativo categorico, ad avviso di Togni, per consentire alla filiera dell’eolico uno sviluppo più rapido. «Ho avuto modo di incontrare il ministro Cingolani, sottoponendo alla sua attenzione proposte condivise dalla nostra associazione: la filiera può essere competitiva solo se ci sarà una semplificazione normativa che consenta alle imprese di programmare strategicamente i propri piani industriali«, conclude il presidente dell’Anev.

 

Pubblicato il 19 Aprile 2021
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