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Violenza di genere, trend superiore al 2020: “Un campanello d’allarme”

I dati nella zona del Gallaratese confermano quelli italiani: l'anno del lockdown ha avuto un picco di richieste di aiuto. Una emergenza che tocca tutte le classi sociali

violenza donna

«Durante il primo lockdown le chiamate ricevute allo sportello antiviolenza sono state tantissime, abbiamo dovuto allargare il turno notturno», racconta Cinzia Di Pilla, coordinatrice di Eva Onlus. Lo sportello gestito da Eva Onlus a Gallarate è l’unico centro antiviolenza accreditato da Regione Lombardia e l’unico appunto ospitato all’interno di un comando di Polizia Locale.

Lo sportello segue un po’ tutta la zona del Gallaratese: «Nel 2020 sono state 98 le persone che si sono rivolte per avere informazioni, 92 casi sono stati presi in carico», spiega la vicesindaca e assessora alla sicurezza Francesca Caruso, da cui dipende anche questo servizio. La “presa in carico” significa che si è arrivati a una denuncia a carico dell’autore delle violenze oppure a un percorso di assistenza legale o psicologica. E i numeri sono in forte crescita: «Nel 2018 avevamo avuto 48 richieste, da cui erano emersi 40 casi presi in carico. Nel 2019 le richieste erano state 53, di cui 45 con presa in carico».

Sulle richieste arrivate, «le violenze fisiche sono le più diffuse, circa dell’80%, quella sessuale invece è un po’ meno diffusa». I casi di stalking sono stati 30. La forma di abuso più diffusa, invece, è la violenza psicologica, che ha registrato il tasso del 90%: «È la più insidiosa e la più difficile da gestire», commenta Di Pilla. Infine la violenza assistita, con un’incidenza del 70%.

«Il 40% degli abusanti a sua volta ha subito violenza da piccolo: ha imparato il linguaggio della violenza», sottolinea De Pilla; la stessa percentuale coinvolge gli abusanti che hanno dipendenze. Delle donne che si sono rivolte allo sportello lo scorso anno, 7 hanno fatto domanda per avere assistenza ed essere inserite in case protette con minori; un aumento rispetto agli anni scorsi (6 nel 2018, 3 nel 2019).

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Gli effetti del lockdown sulla violenza domestica

«Riconoscersi come vittima di violenza non è mai semplice – spiega Di Pilla – non è mai semplice: tante di queste donne hanno bisogno di un percorso che le faccia sentire riconosciute». Inoltre, nell’ultimo anno la loro situazione è peggiorata a causa dei lockdown e le restrizioni per prevenire il Covid-19, costringendole alla convivenza con il proprio carnefice: il centralino di Eva Onlus ne è un esempio locale, dato che è stato implementato il turno di notte. “Il sole 24 ore” aveva registrato aumento del 119% alle chiamate al numero verde 1522 da marzo a giugno 2020.

Non ci sono differenze d’età nelle donne colpite da ogni forma d’abuso: stando ai dati diffusi dalla vicesindaca Caruso, la più giovane aiutata da Eva Onlus ha 18 anni, la più anziana 80. «È un fenomeno che colpisce tutte, senza distinzione d’età». Quanto alle fasce economiche, la situazione non colpisce solo famiglie indigenti e non c’è un discrimine nemmeno per il livello d’istruzione: i dati smentiscono una idea (pericolosa) ancora diffusa, quella che ci sia «un legame tra tra abuso e ceti umili o condizioni disagiate».

«La maggior parte delle donne sta a casa e non lavora, si è sempre occupata della casa e dei figli; mentre chi ha un’occupazione è vittima di violenza psicologica» continua Di Pilla. A queste donne, insomma, è preclusa ogni forma di indipendenza economica: in questo modo andare via di casa, lasciare i propri carnefici, salvarsi e ricostruirsi una vita è molto complicato.

Guardando i dati del 2021 sull’intero territorio coperto da EvaOnlus (dunque anche oltre Gallarate), la situazione è ancora più drammatica e urgente: «Ad oggi, 17 marzo, si sono rivolte a noi 115 donne per casi di violenza»; è un forte campanello d’allarme visto che, a maggio dell’anno scorso erano 66, circa la metà. «Abbiamo superato abbondantemente l’anno scorso: nel 2020 abbiamo inserito 10 donne nella casa rifugio, mentre in questi cinque mesi ne abbiamo già inserite 8; è un campanello d’allarme importante».

Quali sono l’obiettivo e le speranze per i prossimi mesi? «Sicuramente acquistare più autonomia: avere una nostra casa di accoglienza, una casa che offra alle donne accolte un percorso di autonomia professionale e non solo, qualcosa che vada oltre la struttura protettiva che abbiamo ora».

Nicole Erbetti
nicole.erbetti@gmail.com
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Pubblicato il 17 Maggio 2021
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