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A Somma il campo di “street basket” diventano terreno di scontro

Da tempo c'è un problema di "convivenza" con i vicini. Intanto il Comune ha introdotto prenotazione e limitazioni agli orari "causa Covid": la cosa ha fatto storcere il naso ad alcuni

Generica 2020

Si (ri)apre a Somma il “caso” del campetto da basket nella zona bassa, in via Paradiso. Che sarebbe una bella infrastruttura di quartiere, ma a Somma Lombardo è diventata oggetto di polemica, nell’arco di pochi anni.

Lo “street basket” in via Paradiso – zona residenziale di villette e palazzine – provoca ormai da tempo le lamentale di alcuni residenti della zona. Il Comune con una delibera di giunta già due anni fa ha introdotto limitazioni agli orari.

Con il Covid di mezzo, il Comune ha ora previsto anche un sistema di prenotazioni basato su un form da compilare (qui) gestito dalla società Nelson Somma Asd, e il ritiro delle chiavi in un punto di servizio, una gelateria in zona. E con la conferma di alcune limitazioni agli orari: dalle 15 alle 19, il lunedì, giovedì e sabato.

«Alla riapertura in zona bianca ci siamo posti il problema di un campo che è un punto di grossa aggregazione» dice l’assessore allo sport Edoardo Piantanida Chiesa.  «Per evitare assembramenti abbiamo scelto di metterlo a prenotazione libera».

Il sistema è entrato in vigore lunedì 28 giugno ma nel frattempo già c’è qualche malumore: alcuni genitori lamentano che il campo sia stato “monopolizzato” da associazioni che usano lo spazio all’aperto (anche al campetto dei Ronchi a Gallarate, ad esempio, a più riprese sono comparsi cartelli che segnalavano l’uso “riservato” ad una società).
«Non mi risulta, l’accesso è libero» ribatte Piantanida. Poi se ci sono squadre organizzate, non so» ribatte l’assessore.

Certo rimane la contestazione del sistema di prenotazione: «I nostri ragazzi, per fare due tiri devono sobbarcarsi tutto questo sistema?» dice Mara Malinverno, uno dei genitori che si è presa a cuore la questione (e non esclude un esposto in Procura sul caso). «Non è il classico intervento disincentivante?».

I genitori lamentano che non ci sia stato dialogo prima di prendere la decisione. «Hanno mai chiesto a qualcuno l’opinione sulla riapertura e sulle modalità? Si poteva fare almeno un sondaggio online» continua Malinverno.

Nel frattempo sulla polemica si è mossa anche l’opposizione: «Ho chiesto un accesso agli atti per conoscere i motivi che hanno portato alla chiusura del campo», ha detto il consigliere leghista Alberto Barcaro, che nel 2015 aveva seguito la realizzazione del campetto. Barcaro critica anche il fatto che sia stato adottato solo in via Paradiso e non agli altri parchi che hanno strutture sportive integrate.

Dal Comune su questo viene fatto presente che in altri casi le aree di gioco sono all’interni di parchi, dove è più difficile separare le funzionni. Mentre «nel caso dello skatepark ad esempio abbiamo un impianto per uno sport individuale», continua Piantanida.

«Siamo in una fase di sperimentazione», assicura Piantanida Chiesa. «È nostra intenzione riaprirlo a pieno orario, mantenendo il sistema di prenotazione». Una prospettiva che il municipio vede «anche come forma di responsabilità verso eventuali vandalismi». Vale a dire? «In passato ci siamo trovati persone che giocavano a pallone o entravano con biciclette e motorini». Così invece si saprebbe sempre chi sta frequentando il campo in un determinato orario.

D’altra parte qualche genitore fa notare che, con la sperimentazione iniziata a fine giugno, si rischia di ritrovarsi con la prospettiva di un eventuale ampliamento degli orari che arriva troppo tardi, magari quando l’estate si sta già chiudendo.

Di certo il campetto  ha sempre vissuto, negli ultimi anni, un clima non facilissimo, per la convivenza. Piantanida mette le mani avanti: «Sia chiaro che la scelta di limitare gli orari non è assolutamente legata alle proteste dei vicini».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 28 Giugno 2021
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