Alfieri: “I leader dei partiti hanno iniziato a parlarsi, ma serve ancora tempo”
La sesta puntata del diario del Senatore del Pd Alessandro Alfieri entra nel vivo del voto, ma con un occhio di riguardo anche per quanto accade in Ucraina
Lunedì 24 gennaio. Transatlantico, Camera dei deputati. La corsa per il Quirinale è partita.
Ho votato subito dopo i senatori a vita. In mattinata un paio di interviste con le tv estere, curiose di capire se Super Mario traslocherà al Quirinale. Uno scambio di battute con Liliana Segre che mi ha fatto sorridere: “non potevo mancare, anche se ho dovuto rinunciare al bridge con le mie amiche…” Straordinaria.
Poi una riunione con i colleghi e qualche telefonata per capire meglio che cosa sta succedendo ai confini con l’Ucraina. I media tutti concentrati sul toto presidente ne parlano poco, ma sembra di essere tornati ai tempi della guerra fredda con la VI Flotta schierata nel Mediterraneo e l’arrivo della portaerei Truman che affiancherà la Cavour e la francese Clemenceau per esercitazioni comuni. I russi dal canto loro fanno arrivare dal Baltico sommergibili, fregate e cacciatorpedinieri con i nuovi missili da crociera Kalibr. Serve diminuire la tensione e aprire canali di dialogo perché non ci siano nè vincitori nè vinti.
Forse, con le debite proporzioni, quello che servirebbe tra i partiti per individuare insieme una candidatura autorevole e super partes per la presidenza della Repubblica.
Questa sera a stragrande maggioranza prevarranno le schede bianche. I leader dei partiti hanno iniziato a parlarsi, ma serve ancora tempo. Per superare le diffidenze e metabolizzare un metodo comune.
Domani si rivedranno ancora. Così come si intensificheranno le interlocuzioni con il presidente del Consiglio. Quell’ipotesi ha gambe per camminare solo se accompagnata da un patto politico che garantisca continuità dell’azione di governo e la conclusione ordinata della legislatura. Domani è un altro giorno.
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