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“Caro Mosseri, evitiamo che gli under 13 possano iscriversi ad Instagram”

Ogni mese su Varesenews un’e-mail aperta ai suoi lettori ed inviata ai protagonisti della Rete o a chi, nella vita del nostro Paese, ci ha mostrato come (non) usarla. La prima email è dedicata al "capo" di Instagram Mosseri

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Ogni mese su Varesenews un’e-mail aperta ai suoi lettori ed inviata ai protagonisti della Rete o a chi, nella vita del nostro Paese, ci ha mostrato come (non) usarla.

Gennaio 2022.

Ad Adam Mosseri – Head of Instagram

Dearest Sir,

Ho ascoltato con interesse il discorso che, con rispettoso distacco dai successivi saluti dei Capi di Stato per la fine dell’anno, ha tenuto su Twitter il 28 dicembre annunciando le novità di Instagram per il 2022.

Accanto alla conferma che sarà finalmente possibile visualizzare i contenuti pubblicati sulla app e presenti nel suo feed in ordine cronologico e non solo ordinati dall’algoritmo che oggi ne regola la visibilità, ho preso atto della direzione che Instagram intende prendere: forse perché incalzato dall’ascesa di TikTok, saranno premiati i contenuti, Reels e Video, più capaci di accrescere il tempo trascorso online da parte di tutti noi e, fra questi, quelli la cui qualità consentirà ad influencer e creators di accrescere il proprio ruolo. E’ la conferma di un grande cambiamento in atto nei media digitali: da social network a piattaforme di intrattanimento. Osservando quanto si sia impoverito e abbruttito il confronto online, come darle torto?

Le scrivo, Mr. Mosseri, anche per augurare a lei e al suo team che il 2022 vi porti una rinnovata consapevolezza – soprattutto se intenderete introdurre prodotti pensati per i bambini – di quanto sia importante che eleviate i livelli di protezione nei confronti di tutti gli utenti e soprattutto dei più giovani. Come avete annunciato all’inizio di dicembre, è opportuno infatti che massimo sia lo sforzo per evitare che gli under 13 possano iscriversi ad Instagram e che i più grandi siano protetti dalle bolle in cui l’algoritmo tende a racchiudere la loro esperienza online, in alcuni casi fatta di sfide pericolose, atteggiamenti deplorevoli, comportamenti illegali. Spero che la funzione “Take a break”, se di successo nei Paesi dove intendete sperimentarla, sia estesa il prima possibile anche in Italia e che, come promesso, vi siano maggiori strumenti di controllo e confronto per i genitori a partire dalla verifica del tempo speso online da parte dei propri figli. Con la speranza che l’esempio e l’educazione possano essere ancora utili, anche ai tempi dei social media.

Spesso si sostiene che la tecnologia ed i media digitali in particolare non siano buoni o cattivi in sè, ma lo possano diventare a seconda di come siano utilizzati. Questa affermazione, forse vera per un adulto, rischia però di non rappresentare correttamente la realtà per una generazione, quella degli adolescenti, esposta per sua natura al continuo confronto con i propri pari che, se prodotto in un ambiente come i social media, virtuale, ma non per questo meno reale, rischia di esacerbare la privazione relativa e l’effetto FOMO.

La privazione relativa, da cui nessun adulto può sentirsi del tutto vaccinato, può nascere dalla continua esposizione a immagini e video che mostrano, senza avvertenze di finzione, esperienze e opportunità che possono destare invidia e frustrazione: per ridurne il possibile impatto, l’algoritmo necessita di correzioni così da allargare la varietà dei contenuti visualizzati. Allo stesso modo, un po’ come per dotare Davide di una fionda contro Golia, la piattaforma deve presentare margini di manovra più efficaci. Avete lanciato lo scorso luglio, in sordina, nuovi strumenti per migliorare e rendere più sicura l’area “Esplora” riducendo o escludendo contenuti espliciti: perchè non visualizzare più frequentemente inviti a scoprirne l’opportunità e l’utilizzo?

Se i problemi di contrasto ai fenomeni dell’odio in Rete e del bullismo soffrono al momento dei limiti degli algoritmi di comprendere i contenuti non scritti in lingua inglese e la responsabilità di questi atti sta in capo alle piattaforme tanto quanto alla società nel suo complesso, siamo però certi che il successo dei social media dipenda anche dall’Effetto F.O.M.O. (“Fear of Missing Out”) che ne alimenta la frequentazione. Si tratta di una sorta di ansia di essersi persi qualcosa: il commento ad una conversazione innescata la sera prima o il like ad una foto postata. Ciò che per ciascuno di noi può essere, appunto, un’ansia, un vizio o un semplice divertimento è infatti la base del successo dei social media che da sempre hanno dato la sensazione che le cose accadano e che rischiamo di non esserne partecipi se non li frequentiamo con assiduità. La dopamina scatenata dal vedere un pollice all’insù ad un pensiero, un cuoricino o anche le semplici visualizzazioni ottenute da una story costituiscono infatti quel piccolo appagamento che rende fedeli al proprio social network preferito e incentiva ad utilizzarlo successivamente.

Da tempo, Mr. Mosseri, avete impedito che, dal cellulare, sia possibile vedere il numero di like ottenuti dal post di un’altra persona, ma temo di non poterle chiedere di rinunciare a una funzionalità che è la quintessenza del suo lavoro. Non resta che augurare a me stesso ed a tutti i lettori – soprattutto se, come me, non mettono il piede fuori dal letto la mattina senza aver controllato le notifiche al cellulare – di poter ripetere in quel preciso momento il vecchio slogan “smetto quando voglio” per autoconvincersi che sia vero e, a quel punto, di posare il piede per terra e avviarsi verso una nuova giornata, verso un nuovo anno.

Andrea Boscaro

Partner The Vortex

di
Pubblicato il 11 Gennaio 2022
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