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Si può lavorare meno e vivere meglio?

La Cgil di Varese riporta al centro del dibattito il tema della riduzione dell'orario di lavoro aprendo un tavolo di confronto con le imprese e i sindacati confederali

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Lavorare meno, lavorare tutti” è uno slogan che in Europa circola da almeno 50 anni. Fausto Durante, coordinatore della consulta industriale della Cgil, con il libro “Lavorare meno, vivere meglio” (Futura Editrice) ha provato a ridefinire il perimetro di quella rivendicazione.
Riportare il tema dell’orario di lavoro al centro di un dibattito che il sindacato ha aperto da tempo, è forse la sfida delle sfide. È una questione che coinvolge tutti, a partire dai datori di lavoro, che sono i primi destinatari di quella richiesta, fino ai politici chiamati a ripensare e a riorganizzare in un modo diverso la società.

La Camera del Lavoro di Varese ci ha provato – anche con un certo successo, considerato il numero dei partecipanti – con un tavolo di confronto il più aperto possibile, a partire dal luogo: la fattoria Brusa Pasqué di Bernate. Un luogo di produzione agricola, ma anche di svago per adulti e bambini nel tempo ritrovato.
 Al tavolo dei relatori oltre a Durante, c’erano Stefania Filettti, segretaria della Cgil di Varese, Daniele Magon e Antonio Massafra, segretari provinciali di Cisl dei laghi e Uil, Angela Mondellini, segretaria della Cgil Monza e Brianza, i rappresentanti di due imprese del territorio che hanno realizzato buone pratiche nella gestione del personale, Lucio Tubaro, direttore delle risorse umane di BTicino, e Fabrizio Laudi, direttore di Autolinee Varesine, e il giornalista Andrea Giacometti, moderatore dell’incontro.

COME SIAMO MESSI NELLA REALTÀ

La guerra in corso in Ucraina non poteva rimanere fuori dal dibattito e molti interventi a partire da quello della segretaria della Camera del Lavoro di Varese sono stati preceduti da un appello e un richiamo alla pace. 
«Rimettere in agenda la discussione sull’orario di lavoro vuol dire prima di tutto fare una fotografia di come siamo messi nel concreto – ha esordito Stefania Filetti -. L’orario di lavoro dal 1980 non è più diminuito, anzi in molti casi è via via aumentato nelle medie settimanali e annuali. È diminuito nel solo caso del part-time involontario esempio estremamente negativo che alimenta enormemente il fenomeno dei lavoratori poveri».
La pandemia, come sostiene la segretaria della Camera del Lavoro di Varese, ha rimesso in gioco questo tema aprendo «spazi di contrattazione e di regolamentazione del lavoro in smart working che sta andando avanti anche con buoni risultati».

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UN NUOVO PATTO SOCIALE NONOSTANTE LA CLASSE POLITICA

L’orario di lavoro mette in gioco dinamiche profonde che riguardano l’esistenza stessa delle persone. Un aspetto che, secondo Magon, segretario provinciale della Cisl, richiede «un nuovo patto sociale sul lavoro». Sono dinamiche che arrivano da lontano e si combinano con i nuovi tempi dominati dal digitale e dalla globalizzazione e purtroppo «dall’assenza di una politica degna di questo nome», rileva Massafra, segretario provinciale della Uil.
Il tema dell’orario di lavoro è una questione complessa, un punto di partenza però c’è. «L’unica via, di fronte al progresso tecnologico, che aumenta la produttività, è la negoziazione – sottolinea Angela Mondellini, segretaria della Cgil Monza e Brianza – che deve comprendere non solo la parte salariale ma anche quella organizzativa con la riduzione dell’orario di lavoro».

MASSIMA FLESSIBILITÀ 

Lo scenario reale rappresentato negli interventi dei delegati delle varie categorie rimanda un quadro a volte desolante: dai trasporti al commercio, dal metalmeccanico alla funzione pubblica, le parole d’ordine sono: massima flessibilità, a fronte di salari sempre più bassi.
L’orario di lavoro non è stato diminuito ma frammentato, seguendo il destino di molti processi produttivi. Le buone pratiche esistono, come confermano le testimonianze di Lucio Tubaro di Bticino e Fabrizio Laudi di Autolinee Varesine, entrambi consapevoli che occorre migliorare complessivamente questa società a tutti i livello, ma resta il fatto che il lavoro in entrata è sempre più povero e di scarsa qualità, dove la riduzione dei costi diventa l’unica strategia praticabile.

SALARIO E PRODUTTIVITÀ NON CRESCONO PIÙ INSIEME

Fausto Durante nel libro indicare un percorso interrotto all’inizio degli anni’80 quando si è affermato il neoliberismo, che ebbe in Margaret Thatcher nel Regno Unito e Ronald Reagan negli Stati Uniti i suoi principali rappresentanti. «Fino a quel momento la curva della produzione cresceva di pari passo con quella dei salari – dice l’autore – poi questo non è più avvenuto. Il salario reale in Italia non è più aumentato, anzi oggi, rispetto a vent’anni fa, ha perso lo 0,39%. Per i giovani lavorare significa fare molte ore e guadagnare poco. La riduzione dell’orario di lavoro richiede una volontà politica nazionale, ma al momento non c’è una sola forza politica che abbia questo tema in agenda».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it
Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.
Pubblicato il 25 Febbraio 2022
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