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Un graffio sull’anima (omaggio a Gerardina Trovato)

di FMK

Il racconto della domenica

Finiscono tutte così le storie d’amore, quelle che contano, che segnano le vite. In una grande afflizione. Iniziano da un incontenibile impulso d’amore, da un desiderio improrogabile. In questo modo Geraldina Trovato si presentò a quel Sanremo del 1993, a gambe incrociate seduta sul palco, la chitarra in mano e le parole che erano della sua città e di un sogno che era il suo sogno… e di là, nell’altro locale perché a me di Sanremo non importava un granché, io sorseggiavo una guinness, e le parole della canzone mi arrivarono come un fiume di energia, mi travolsero e andarono giù con la birra, fresche e generose, e Venne il giorno che le dissi Tu Catania non mi basti, dei miei sogni che ne hai fatto, me li hai chiusi in un cassetto, e la voce partiva come altre e preparava però un graffio sulla mia povera anima di ascoltatore, distratto dalle cose inutili, dalle parole banali della vita quotidiana. Mi entusiasmai, e lo dissi a Marco, che dai dieci anni in su non aveva mai perso un Festival di Sanremo, e mi dispiacque che i dischi erano ormai fuori mercato. Non li stampavano più, e io non compravo cd, per affezione al vinile, alle imperfezioni della vita e al logoramento del tempo che passa. E lo stesso mi giungevano le parole che contano Perché Dio ci può chiedere aiuto, se la morte c’insegna la vita; Dio non può farci cambiare, se un bambino c’insegna a morire… E alle indifferenze, alle superficialità che condizionano, quel graffio diventò un’incisione, una ferita, un getto spontaneo di sangue vivo, una vita che vive, senza che niente abbia una sola parola che non si possa consegnare all’Infinito, in purezza, disarmante nella semplicità, e spontanea in una geniale intuizione, Siamo pronti a farci male per difendere un’idea, forse abbiamo un po’ paura ma non molliamo mai, e a me sembra che proprio questo condiziona l’anima, la paura di amare, e allora osservo l’inevitabile destino delle persone sensibili, come questo di Gerardina, la tristezza dell’amore, simile a quella di tanti poeti, simile alla mia stessa vita, di paura e di amore, a tutte le parole che alfine non contano nulla, agli occhi dei fiori che ci sorvegliano senza parlare, il loro sguardo che si appoggia piano dove c’è il dolore.

Ma non è più la mia città *Non è un film * Piccoli già grandi *Il sole dentro. – Gerardina Trovato, 1997

Racconto di FMK (ilcavedio.org)

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Pubblicato il 02 Ottobre 2022
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