I titolari di alberghi e b&b di Gallarate si stanno mobilitando contro la tassa di soggiorno
L'imposta è stata approvata a fine 2023 ed entrerà in vigore al 1° aprile. Le associazioni di categoria non si erano opposte, ma tra gli operatori c'è malcontento: "Renderà la città meno attrattiva e aumenterà la burocrazia a nostro carico"
Tra un mese entra in vigore, a Gallarate, la tassa di soggiorno, l’imposta comunale che dovrà essere pagata da chi soggiorna a Gallarate in hotel, b&b, case vacanze e alloggi ad affitto breve. Un provvedimento che aveva diviso il consiglio comunale e che è contestato dagli operatori gallaratese del settore.
Gli esercenti hanno lanciato un appello per chiedere che il Comune cancelli l’imposta, il cui gettito previsto è di 20mila euro complessivi. L’appello iniziale, scritto da Amedeo Valoroso, titolare di un b&b nel quartiere di Cedrate, è divenuto una sorta di petizione, che ha raccolto l‘adesione dei tre alberghi in città e ventiquattro altre realtà, tra b&b, case vacanze e alloggi brevi (photo credit).
«Il nostro non è un ricorso, né un intervento politico contro l’amministrazione: è una contestazione del valore del provvedimento e dell’impatto che ha sulle attività» chiarisce Valoroso.
Gli esercenti lamentano una serie di elementi di svantaggio derivanti dal provvedimento, che aveva diviso anche le associazioni di categoria: l’Associazione B&B Varese ha accettato con favore l’ipotesi come leva per contrastare la presenza di b&b e affittacamere abusivi, presenti sulle piattaforme di prenotazione ma sconosciuti ai Comuni. Federalberghi formalmente ha invece una posizione univoca a livello nazionale, contraria, e nella zona ha sostenuto gli esercenti di servizi turistici che hanno fatto ricorso contro l’introduzione dell’imposta (ad esempio a Vergiate, dove il Tar ha imposto al Comune un passo indietro).
Nella lettera si contesta innanzitutto che “l’introduzione di questa ulteriore imposta renda Gallarate meno competitiva rispetto ai Comuni circostanti“, in un contesto tra l’altro di Comuni molto vicini gli uni agli altri. «Tre ospiti che vengono da me a Cedrate pagheranno 4,5 euro in più, magari su 60 euro di camera. Ma se vanno poche centinaia di metri oltre sono a Cassano Magnago».
Questo – secondo gli esercenti – renderà più attrattivi proprio i Comuni limitrofi: se un turista cerca una camera vicino a Malpensa o un infermiere ha bisogno di un alloggio temporaneo vicino all’ospedale non è un problema andare a dormire a Cardano al Campo o Cassano Magnago e in questo modo – dal 1° aprile – risparmierà qualche euro.
Va considerato poi che ci sono anche persone che fanno soggiorni di lavoro anche prolungati per più giorni: un operaio che va a lavorare per due settimane alla Fiera di rho o un insegnante nominata a settembre per una docenza in zona e dorme per un mese in una alloggio breve (in attesa di una casa) si trova a spendere una cifra non proprio irrisoria.
Più burocrazia
L’altro aspetto richiamato – che era stato sollevato anche da voci dell’opposizione in consiglio comunale – è “l’incremento della burocrazia associato al pagamento di questa tassa”, considerato che “migliaia di turisti e centinaia di operatori del settore dovranno dedicare tempo e risorse per adempiere a un obbligo fiscale che non comporta alcun beneficio tangibile per la collettività”.
«Oggi solo per la registrazione degli ospiti (sulle piattaforme Ross1000 della Regione e Alloggiati Web del Ministero dell’Interno, ndr) richiede quindici passaggi di login e due diversi momenti per concludere la procedura. Ora si aggiunge un terzo adempimento».
Attualmente, gli adempimenti burocratici sono già numerosi, con la registrazione degli ospiti su piattaforme come Ross1000 e AlloggiatiWeb. Introdurre un ulteriore portale per la raccolta dell’imposta di soggiorno comporterebbe duplicazioni di dati e procedure, con conseguente aumento della complessità e dei disagi per gli operatori.
Ne vale la pena per 200mila euro?
Secondo l’appello rivolto al Comune la tassa di soggiorno non risponderà neppure all’esigenza di far emergere il “sommerso” delle strutture abusive, che si muovono senza licenza e spesso usando le piattaforme digitali e che tra l’altro già accettano il rischio di violare le Leggi (tra cui il Testo unico di pubblica sicurezza) che prevedono la comunicazione degli alloggiati.
Da ultimo, gli esercenti contestano il gettito di risorse per l’ente Comune: “Le entrate comunali ammontano già a circa 33 milioni di euro, pertanto l’aggiunta di ulteriori 200.000 euro stimati, derivanti dall’imposta di soggiorno, risulta assolutamente irrisoria”.
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