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Bambini stranieri, il Referendum sulla Cittadinanza impatterà su di loro

L’avvocata Benedetta Tonetti, avvocata del foro di Milano, spiega i risvolti che il quinto referendum potrebbe avere sui bambini nati e cresciuti in Italia, figli di cittadini stranieri

Studenti stranieri

«Gite all’estero, Erasmus, disponibilità a trasferte una volta entrati nel mondo del lavoro: sono tanti gli effetti che il Referendum sulla Cittadinanza potrebbe avere sui bambini figli di stranieri»: a dichiararlo l’avvocato Benedetta Tonetti, avvocata del foro di Milano e socia dell’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione.

A pochi giorni dal voto, tanto si sta dicendo e scrivendo sul Referendum che sabato 8 e domenica 9 chiamerà gli italiani a esprimersi su cinque quesiti che interessano il mondo del lavoro e dei diritti di cittadinanza.

Gite, Università e Ricerca del lavoro: cosa cambierebbe

Proprio in merito al quinto quesito refererendario, lo sguardo dell’avvocata si rivolge ai bambini nati o cresciuti in Italia e sull’impatto che la vittoria del Si potrebbe avere sulle loro vite.

«Ottenere il requisito per la presentazione della domanda di cittadinanza in cinque anni e non dieci – requisito che non è un automatismo – andrebbe sicuramente a migliorare la condizione dei figli minori di queste persone straniere che ormai vivono in Italia. Bambini in molti casi già nati qua o comunque cresciuti nel nostro Paese, compagni di banco dei figli degli italiani, che diventerebbero cittadini italiani dopo il riconoscimento della cittadinanza a uno dei genitori. Tantissimi figli di stranieri, che già durante la loro infanzia si sono visti costretti a spendere giornate in questura per il permesso di soggiorno, per ottenere i rinnovi, si sono visti negare la possibilità di andare nelle gite scolastiche perché i permessi di soggiorno non venivano rinnovati tempestivamente».

Benedetta Tonetti
Benedetta Tonetti, avvocata del foro di Milano

Privazioni che impatterebbero sulla socialità e l’inserimento dei bambini, ma anche capaci di influenzare le loro scelte di vita una volta cresciuti: «Nel momento in cui i figli delle persone che hanno richiesto cittadinanza italiana si trovano di fronte alla decisione – per noi naturale – di fare dei periodi di studio all’estero, incontrerebbero nuovamente delle difficoltà perché tutto dipenderebbe dalla validità dei loro passaporti e dei loro permessi. Allo stesso modo la scelta dell’Università potrebbe venire influenzata dal possesso o meno della cittadinanza. Infine impatterebbe sulle scelte professionali, perché non potrebbero garantire ai futuri datori di lavoro la disponibilità a recarsi all’estero per trasferte».

Come i casi di omonimia impattano sulle domande di cittadinanza

La riduzione da dieci a cinque anni di residenza continuativa in Italia non andrebbe a toccare gli altri requisiti, come la conoscenza della lingua italiana, la fedina penale pulita, l’essere in regola con le tasse e dimostrare di essere in possesso di un reddito sufficiente.
Benedetta Tonetti spiega però come il Referendum potrebbe risolvere altre problematiche che tanti stranieri di trovano a dover fronteggiare: «Se vincesse il sì con questo referendum non ci sarebbe una modifica, una riforma complessiva per l’acquisto della cittadinanza, ma sarebbe comunque un primo passo per andare a migliorare delle storture del sistema. Oggi, ad esempio, chi domanda la cittadinanza italiana deve per forza di cose aspettare questi dieci anni, ma l’iter successivo ne porta via talvolta altrettanti per rallentamenti nell’istruttoria, problemi di omonimia e delle decisioni da parte della Pubblica Amministrazione – dettaglia l’avvocata – I problemi dei casi di omonimia accadono più frequentemente di quanto si pensi: stranieri con la fedina penale pulita si vedono rifiutata la domanda perché omonimi di altri individui segnalati alle Forze dell’Ordine. Infatti in molti stati le date di nascita sono omologate al 1 gennaio, per questo quando le persone arrivano in Italia si vedono attribuire dei codici fiscali omocodi. Certamente, attraverso la Prefettura, è possibile dimostrare di essere in possesso della fedina penale pulita, ma impugnare il rifiuto della domanda di cittadinanza non è un percorso facile, né a livello burocratico, né a livello economico».

Referendum cittadinanza milano

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