Paga domenicale “dimezzata” nelle pulizie di Malpensa, scoppia lo scontro tra i sindacati
Cgil e AdL chiedono di mantenere la retribuzione domenicale, mentre Cisl, Uil e Flai firmano un accordo separato accettando la decurtazione, in cambio dello sblocco dei ticket restaurant. La Cgil: "Scandaloso. Andiamo verso lo sciopero"

Sulle retribuzioni degli addetti alle pulizie dell’aeroporto di Milano Malpensa scoppia lo scontro tra i sindacati, spaccati tra chi accetta l’accordo e chi invece tiene il punto sulla maggiorazione domenicale.
Fisascat Cisl, Uil Trasporti e il sindacato autonomo Flai hanno sottoscritto l’accordo con la Dussmann, l’azienda titolare dell’appalto, mentre Cgil e la sigla di base AdL (che si erano già mobilitate con presidio e assemblea) tengono il punto sulla richiesta di mantenere la maggiorazione del 30% sulle ore lavorate la domenica.
Antonio Perna, segretario regionale Flai, ha parlato (intervenendo sul quotidiano Malpensa24) di un «accordo storico», che riconosce «ticket restaurant di 5,20 euro per ogni giorno di prestazione superiore alle 6 ore», un quarto d’ora di tempi di vestizione e svestizione e «maggiorazione diurna domenicale del 15%».
Questo è però il vero nodo del contendere, visto che si tratta del dimezzamento delle condizioni che erano in vigore e che prevedevano il 30%. Cgil e AdL proprio per questo obbiettivo si erano mobilitate. «È uno scandalo assoluto», dice Livio Muratore della Filcams Cgil. «Un accordo sottoscritto contro ogni regola sindacale da organizzazioni che non rappresentano realmente i lavoratori, contro la stragrande maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici».
Perché non rappresentano i lavoratori? Le sigle favorevoli all’accordo con Dussman parlano di 50 lavoratori e lavoratrici, su un totale di circa 270 coinvolti, che hanno sottoscritto l’accordo, ottenendo così il buono pasto che l’azienda vincolava all’accordo. Cgil e AdL chiedevano invece agli addetti di non procedere con accordi individuali, ma di continuare la vertenza collettiva, hanno raccolto 180 firme in questo senso e hanno animato la partecipata protesta dentro al terminal 1, solo pochi giorni fa.
In ballo c’è la retribuzione futura ma anche gli arretrati degli ultimi anni: per questo Cgil e AdL non volevano fare passi indietro e non volevano cedere a quello che definiscono un «ricatto», avendo le aziende trattenuto i ticket restaurant, «peraltro pagati da fondi messi da Sea».
Così oggi ci si trova con tre sigle che parlano di «accordo storico» e altre due che a questo punto intendono contestare un accordo considerato appunto «scandaloso». Non si esclude la contestazione sul piano legale (da valutare attraverso quale percorso) ma ovviamente nel frattempo si alza il livello dello scontro: «Ormai è chiaro che andiamo verso lo sciopero» dice ancora Muratore.
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