Quando la solidarietà era del popolo e Busto corse in aiuto di Vienna sconfitta
Nel 1919, dopo il crollo dell'impero, la città era in ginocchio. I socialisti d'Europa lanciarono una campagna solidale, che arrivò fino alle città e alle valli del Varesotto. Una storia che parla anche dell'oggi, scrive Claudio Mazzanzanica

Il 24 dicembre 1919 due treni partirono per Vienna, uno da Milano l’altro da Bologna.
A bordo c’erano alcuni amministratori delle due città, e di Reggio Emilia.
Sui treni c’erano anche alcune tonnellate di cibo destinato ai bambini denutriti della ex capitale dell’impero asburgico. Era il risultato del lavoro di un appello promosso dalle amministrazioni governate dal partito socialista a cui avevano risposto le società operaie, le cooperative e le sezioni del partito. In pochi giorni si era raggiunto il quantitativo per riempire due treni.
Il 28 dicembre i treni ripartirono per l’Italia e a bordo c’erano oltre un migliaio di piccoli viennesi che sarebbero stati ospiti nelle strutture messe a disposizione dai comuni, dalle cooperative, da privati. Complessivamente in Italia, attraverso questi viaggi, arrivarono circa diecimila bambini che rimasero fino all’inizio dell’estate (foto di apertura: arrivo dei bambini a Milano).
Anche in altri paesi europei ci fu questo slancio di solidarietà. Paesi che erano stati neutrali durante la guerra come Svizzera, Olanda, Svezia, Norvegia, Danimarca ospitarono i bambini e si calcola che furono quasi settantamila quelli sottratti alla fame. L’iniziativa dei comuni italiani retti dai socialisti fu elogiata persino dal New York Times come esempio per costruire nuove relazioni tra i popoli trattandosi di un impegno da parte di un ex paese belligerante e nemico.
La fine delle ostilità nel novembre del 1918 non aveva posto termine alle sofferenze della popolazione civile. Le forze vincitrici avevano imposto pesanti sanzioni agli sconfitti e con l’arrivo del primo inverno di pace dopo cinque di guerra il freddo, la fame e le malattie avevano aggredito la popolazione di Vienna. Gli americani erano gli unici ad aver preso l’iniziativa per alleviare la situazione. Avevano aperto alcune mense ma i loro sforzi erano insufficienti. La situazione era così tragica che al loro arrivo gli amministratori dei Comuni italiani trovarono migliaia di persone che vagavano nei boschi tagliando legna per poter riscaldare le case ed i bambini, sapute le loro intenzioni, si presentavano spontaneamente per partire per l’Italia.

Il governo italiano non aveva preso alcuna iniziativa per far fronte al dramma viennese. Si trattava di un paese nemico, anzi del nemico storico dell’unità d’Italia. Quindi i piccoli di Vienna potevano soffrire e morire di fame. La destra politica innestò una polemica per l’iniziativa dei sindaci socialisti.
Le polemiche da destra
A Milano fu creato un comitato che comprendeva liberali, conservatori e fascisti per sostenere i bambini della Carnia e raccolse 15.000 lire.
Si contrappose fame alla fame, bambini a bambini ma come annotava il quotidiano socialista L’Avanti! questo slancio della destra milanese avveniva all’indomani dell’arrivo del primo treno da Vienna.
I bambini della Carnia, fino a quel momento, erano stati ignorati.
Dai socialisti al Papa
Con l’arrivo dei primi treni si allarga la solidarietà. Sono sempre di più i comuni che si impegnano ad organizzare il soggiorno dei piccoli. Fin dall’inizio i promotori avevano deciso di non mandare in famiglia i bambini anche per il problema della lingua. Furono così riaperte le colonie marine, furono reperiti convitti in modo che i ragazzi potessero anche proseguire la scuola perché erano accompagnati anche dagli insegnanti.
L’azione dei comuni e la propaganda del Partito Socialista creò un a corrente d’opinione tanto forte da smuovere settori che all’inizio erano rimasti inermi. La Croce Rosse Italiana prese in carico 1500 bambini. Il governo fece arrivare farina e altri viveri al comitato organizzatore. A Milano alcuni industriali promossero una sottoscrizione. Persino alcune associazioni combattenti aprirono una sottoscrizione a favore dei bambini figli dei “nemici”. Alla vigilia di Natale il Papa invitò i cattolici a prendere l’iniziativa per i bambini di Vienna.
La mobilitazione di Busto Arsizio e quella della Valceresio e Laveno
In provincia di Varese il Partito Socialista che allora raccoglieva oltre il 50% dei consensi si mobilitò ampiamente. Capofila era il comune di Busto Arsizio con il suo sindaco Carlo Azimonti che faceva parte del comitato nazionale di soccorso dei bambini di Vienna.
Il comune di Busto mise a disposizione la colonia di Loano e quaranta bambini furono ospitati fino al maggio del 1920 insieme ai loro educatori.
Le sezioni organizzarono eventi per raccogliere fondi. Quella di Arcisate raccolse 870 lire durante il ballo di Capodanno. La sezione di Laveno organizzò una conferenza partecipatissima ai primi di gennaio sulla scorta di quanto si faceva a Milano dove le conferenze furono una cinquantina.
Secondo quanto scrisse il segretario: “Laveno sarà sempre in testa a tanta fraterna solidarietà, si sono iniziate le sottoscrizioni e si conta di poter dare in soccorso dei fratellini viennesi oltre mille lire”.
Ieri e oggi
Tra coloro che sottoscrissero e aiutarono in qualche modo quei bambini probabilmente c’aerano famiglie che avevano perso un loro caro in guerra, qualcuno che aveva combattuto, qualcuno che avrebbe portato per sempre i segni delle ferite in combattimento. La solidarietà espressa era la volontà di chiudere con la guerra, di avere un altro mondo.
Miep Gieses era una delle ragazze che fu inviata da Vienna in Olanda nel 1919. Accolta da una famiglia operaia che aveva 5 figli rimase nel paese che l’aveva ospitata. Fu lei a rifornire di viveri la famiglia di Anna Frank nel periodo in cui rimasero nascosti e fu lei a salvare i diari. Un caso?
Cent’anni dopo una flottiglia di generosi rappresentanti del mondo solidale sta portando cibo a Gaza. Bisogna far loro gli auguri ricordando che sono i protagonisti di una lunga storia.
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