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Dal Tosi di Busto a 700mila euro di capitale: l’app di quattro ragazzi ripensa l’educazione finanziaria

Nelle scuole l'educazione finanziaria non è di casa: non è familiare agli studenti, ma neppure agli insegnanti. Finanz parte dagli istituti per garantire il diritto all’educazione alla finanza

app finanz

«L’educazione finanziaria non deve essere un privilegio, ma un diritto di tutti». Questo è lo spirito che anima Finanz, lo strumento educativo ideato da quattro ragazzi della Gen Z per i propri coetanei.

Tutto è cominciato a Busto Arsizio. È tra i banchi di scuola dell’istituto Enrico Tosi che affonda la genesi del sogno di quattro ragazzi, Lorenzo Perotta, Andrea Pasini, Matteo Spreafico e Matteo Longoni, oggi under 23 e rispettivamente amministratore delegato, direttore tecnico, operativo e del marketing di Finanz, la loro startup.

I ragazzi hanno deciso di salire su treni, autofinanziarsi e portare l’educazione finanziaria nelle scuole italiane: «A scuola manca qualcosa di fondamentale: nessuno insegna a gestire i soldi, risparmiare, capire cosa significhi davvero investire». È nata così Finanz: prima una missione, poi un’app, oggi una startup che ha appena chiuso un round da 700mila euro in equity, un aumento del capitale sociale grazie alla vendita di azioni in sovrapprezzo, con il supporto di investitori italiani e internazionali.

Una missione nata tra i banchi

«Tutto è iniziato da una sensazione semplice: quella di voler capire meglio i soldi per poter capire meglio la vita». Così quello che sarebbe diventato il direttivo di Finanz ha organizzato oltre cento assemblee in istituti di tutta Italia, incontrando migliaia di studenti e docenti, scoprendo che il bisogno non riguarda solo i giovani: anche gli insegnanti fanno domande, chiedono consigli, cercano strumenti pratici.

«È il segnale che il problema è enorme e diffuso» concludono i ragazzi. Da quell’esperienza, il “Finanz Road Tour”, non è rimasta solo la memoria: dall’incontro diretto delle necessità ha preso forma l’idea di costruire un’applicazione che renda la finanza semplice, gratuita e alla portata di tutti: «Siamo testimoni diretti di un problema che li riguarda e che vogliono risolvere. Abbiamo sviluppato una sorta di Duolingo della finanza, capace di trasformare un tema complesso in percorsi personalizzati di soli cinque minuti al giorno» spiegano.

Il contesto europeo: un’urgenza culturale

Il problema che vuole affrontare Finanz è «semplice e concreto»: 335 milioni di europei non investono i propri soldi. «La ragione principale è chiara: in Europa solo una minoranza possiede le conoscenze necessarie per gestire risparmi, spese e investimenti in modo consapevole».

La start up si pone l’obiettivo di trasformare questa barriera in un’opportunità: «grazie a personalizzazione e tecnologia accompagniamo le persone passo dopo passo a diventare investitori consapevoli». L’Italia e l’Europa vivono una vera emergenza di educazione finanziaria. Secondo l’OCSE, «l’Italia si colloca agli ultimi posti tra i 39 Paesi analizzati, con un punteggio di appena 10,6 su 20, al di sotto della media internazionale». Non si tratta solo degli studenti senza formazione economica, ma di «larga parte della popolazione»

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: «Oltre 10mila miliardi di euro restano fermi sui conti correnti, una cifra che negli Stati Uniti sarebbe invece canalizzata verso investimenti produttivi».

In Europa, solo «il 18% dei cittadini raggiunge un alto livello di competenze finanziarie, mentre il 64% si colloca a un livello medio e il 18% a un livello basso». Eppure, nonostante le lacune, cresce la consapevolezza. Come rivela Pictet: «nel 2021 il 76% degli italiani dichiarava interesse ad approfondire la propria educazione finanziaria; nel 2022 la percentuale è salita all’82%, con un picco tra i giovani e tra chi non ha ancora iniziato a investire».

A livello europeo, il problema si manifesta in modo diverso: «In Francia, Germania e Regno Unito la qualità dei contenuti disponibili è giudicata insufficiente; in Spagna e Italia il vero ostacolo è la difficoltà di comprensione», per molti la finanza resta «un linguaggio tecnico, distante e riservato a pochi esperti». Ma la visione di Finanz è netta: «Gestire le proprie finanze non può essere un privilegio riservato a chi ha studi specifici o accesso a consulenti dedicati: deve essere un diritto di tutti».

Da idea a startup premiata

Lanciata a novembre 2024, Finanz ha già superato i 50 mila utenti – il 75% dei quali non aveva mai investito prima – e registra un rating medio di 4.5 sugli store digitali.

Dopo i riconoscimenti ottenuti in competizioni come la Belgium Fintech Battle e la pitch competition del Fintech District di Milano, e il percorso in programmi di accelerazione come Le Village by CA, Bravo Innovation Hub e il Visa Innovation Program Europe, la giovane realtà fintech annuncia ora il risultato più significativo: la chiusura di un round di finanziamento da 700 mila euro.

Il futuro: crescere in Italia e conquistare l’Europa

I fondi raccolti permetteranno a Finanz di accelerare la crescita e posizionarsi sulla strada giusta per diventare la prima app di educazione e gestione finanziaria in Europa. L’azienda punta a superare quota 100 mila utenti, partendo dagli attuali 40 mila, rafforzando così la presenza in Italia e preparando l’espansione in altri mercati europei.

Il percorso di crescita prevede inoltre la traduzione e l’adattamento del prodotto in più lingue per favorire la diffusione internazionale dell’applicazione, il rafforzamento del team con l’ingresso di sviluppatori, designer e specialisti di prodotto, e la creazione della Finanz API per consolidare le prime partnership B2B con banche e operatori finanziari.

«Abbiamo iniziato nelle scuole, parlando con i nostri coetanei» racconta Lorenzo Perotta. «Oggi vogliamo diventare la guida europea per imparare a risparmiare e investire, un passo alla volta. Non solo numeri, ma impatto reale: meno ansia, più opportunità, più serenità».

La vera innovazione di Finanz non è solo tecnologica, ma culturale: dimostra che anche partendo da zero, senza capitali né contatti, un gruppo di under 23 di Busto Arsizio può convincere investitori internazionali e sfidare un tabù che pesa su milioni di europei.

Una storia che somiglia a quella di tanti studenti di provincia, ma che ha scelto di cambiare il finale: trasformare la finanza da linguaggio elitario a strumento quotidiano, accessibile e utile. Un piccolo passo iniziato tra i banchi di scuola, che oggi vale 700mila euro e una grande ambizione europea.

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Pubblicato il 14 Ottobre 2025
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