La leggenda del Sant’Orso
Il 15 ottobre del 2000 un'alluvione colpiva Cogne (e gran parte della Valle d'Aosta) cancellando l'incredibile pista su cui l'hockey club locale aveva scritto pagine di storia. Che restano, indelebili, nella memoria dei protagonisti
(d. f.) Quinto appuntamento con la terza serie di “Alla Balaustra”, la rubrica ideata e scritta da Marco Giannatiempo, curata dalla redazione sportiva di V2 Media/ VareseNews e dedicata alla cultura e alle storie dell’hockey su ghiaccio. In questo racconto i protagonisti non sono famosi, vivono in un piccolo centro della Valle d’Aosta: la loro avventura, interrotta bruscamente, conserva ancor oggi un alone di leggenda.
“Alla balaustra” ha cadenza quindicinale e viene pubblicata il primo e terzo (ed eventualmente quinto) lunedì pomeriggio di ogni mese. I venti racconti delle prime due stagioni e il box con le puntate trasformate in podcast sono disponibili in fondo all’articolo.
Cogne è un paesino di circa 1300 abitanti situato nella parte meridionale della Valle d’Aosta, proprio sotto al Massiccio del Gran Paradiso, in una posizione fantastica. C’è però una data che gli abitanti di quel luogo non dimenticano, il 15 ottobre 2000, che segna il terzo giorno di incessanti piogge che devasteranno l’area causando immani disastri e soprattutto mietendo vittime. Tra le ferite che il territorio subisce c’è anche la distruzione della pista dell’Hockey Club Sant’Orso, fatto questo che spegne per sempre una magia nata 25 anni prima. (foto: AostaSera)
Questa storia non ha protagonisti famosi che hanno scritto pagine dell’hockey su ghiaccio, e neppure contesti come le mirabolanti arene della NHL, non ci sono scontri epici e non si assegnano Stanley Cup. Questa è una storia di passione, di ingegno e di caparbietà. Questa è una di quelle storie belle, senza un lieto fine, ma di quelle che lasciano il segno. Questa è la storia dell’Hockey Club Sant’Orso, e della sua pista da ghiaccio che ora non c’è più.
Il “pond hockey” è una pratica molto diffusa in Nord America, ed in estrema sintesi identifica l’hockey giocato su stagni ghiacciati e più in generale le partite all’aperto. A Cogne nei primi anni settanta la voglia di hockey su ghiaccio aumentava in maniera esponenziale, ma in quelle zone di stagni neppure l’ombra: niente stagni quindi ma molta creatività, che spinge – siamo nel 1975 – Arturo Allera a stendere su un prato un telone impermeabile per poi riempirlo d’acqua, con le temperature rigide che avrebbero fatto il resto. C’era però un altro problema, trovare prati in montagna perfettamente piani non è cosa semplice, in effetti il dislivello da un lato all’altro del campo (mai parola fu più azzeccata) misurava una ventina di centimetri. Situazione su cui Allera scherzava, dicendo che la sua pista da hockey era una metafora della vita, mai perfettamente piatta, sempre in salita per metà del tempo.
Giocare in quella pista non era semplice: il vento gelido sferzava il viso, e nonostante il livellamento naturale dell’acqua, giocare con quell’inclinazione era proprio strano. Non c’erano spogliatoi e le partite erano un misto di tecnica improvvisata e sopravvivenza. Nonostante le difficoltà il Sant’Orso cresce, la pista viene migliorata, si erigono balaustre e si creano veri spogliatori, lavori che concedono l’omologazione per le partite ufficiali. Certo la pista rimarrà sempre scoperta, ma in questo modo si possono giocare partite ufficiali, e poco dopo vengono installate anche le tribune perché Cogne ama la sua squadra e ogni partita fa il tutto esaurito.
Gli anni ’80 sono il periodo di massimo splendore agonistico, arrivano anche giocatori e allenatori dal Canada con la squadra che raggiunge la promozione in serie B. Il fenomeno Sant’Orso piace parecchio, arrivano anche sponsor importanti, come la Parmalat di Calisto Tanzi, che aiuta la squadra a crescere, per un sogno che dura venticinque anni. Un quarto di secolo nel quale la società ha inciso nel ghiaccio le proprie gesta.
Poi, quella maledetta notte: non smette di piovere per tre giorni e tutti percepiscono il pericolo, acqua che si trasforma in fango, fango che travolge tutto, vite, case e sogni, come quello dell’Hockey Club Sant’Orso che al mattino successivo perde la sua partita più importante. Game over.
È vero, l’acqua ha spazzato via la pista e i sogni, ma il ricordo quello no, quello è rimasto vivo e vivido tra i locali. Ogni inverno, quando il vento tagliente scende dalle cime del Gran Paradiso e l’aria si fa gelida, gli abitanti di Cogne sanno che lo spirito dei loro eroi di ghiaccio continua a pattinare per quelle valli. Qualcuno in paese giura di sentire ancora in lontananza il suono delle lame sul ghiaccio ed il boato delle tribune piene. L’Hockey Club Sant’Orso non è morto il 15 ottobre 2000 è solamente diventato leggenda.
ALLA BALAUSTRA – Leggi le puntate precedenti
IL PODCAST – “Dalla Balaustra” è anche un podcast trasmesso su Radio Materia e disponibile sulle principali piattaforme di ascolto. Nel box sottostante trovate tutte le puntate pubblicate fino a ora.
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