Saharawi in bilico: Uisp dice no alla guerra, sì al referendum
Non si placca la crisi che coinvolge i profughi rappresentati dal Fronte Polisario e il governo del Marocco. I cooperatori internazionali chiedono le urne per l'autodeterminazione del popolo Saharawi

Uisp aderisce e rilancia l’appello per sostenere la causa del popolo saharawi contro la guerra, e aderisce alla campagna di mobilitazione e di giustizia sociale internazionale lanciata dalla Rete Saharawi. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di fermare “la guerra scatenata nel novembre 2020 a causa della violazione degli accordi di cessate il fuoco del 1991 – si legge nell’appello – da parte del Regno del Marocco e per l’indizione del referendum, sotto l’egida dell’ONU, affinché i saharawi possano esercitare il diritto all’autodeterminazione (per info vedi: www.retesaharawi.it)”.
La Rete Saharawi rappresenta l’Italia al Coordinamento Europeo di Solidarietà internazionale con il popolo saharawi (EUCOCO) ed opera coordinando i progetti di solidarietà e cooperazione internazionale di molte associazioni italiane impegnate a supporto della popolazione saharawi: sport, lavoro, tutela dei minori, emancipazione delle donne e prospettive di giustizia, fin dal 2005. Progetti per dare possibilità di sviluppo alle oltre 200.000 persone che vivono nei campi profughi saharawi nel deserto algerino, vicino ai confini con Marocco e Mauritania.
Nel 1991 fu creata dalle Nazioni Unite una missione chiamata Minurso nel Sahara Occidentale, per garantire il rispetto del cessate il fuoco tra Fronte Polisario (l’esercito dei Saharawi) ed esercito del Marocco, verificare la riduzione delle truppe marocchine nel Sahara Occidentale, guidare il rilascio dei prigionieri politici detenuti del Sahara Occidentale e garantire un referendum sull’autodeterminazione che permetta ai saharawi di scegliere la forma di governo per rientrare nei territori illegalmente occupati dal Marocco. Una missione rinviata di anno in anno dal 1991 e che oggi mostra il proprio fallimento e vede a rischio il cessate il fuoco.
«Due generazioni di saharawi – ha commentato Fatima Mahfud, rappresentante del Fronte Polisario in Italia su Focus on Africa – sono nate e cresciute nell’attesa di un giorno di democrazia. Questo viene loro negato, dal Marocco ma anche dalle Nazioni Unite, che in quelle terre sono arrivate con la promessa di una soluzione del conflitto. Oggi accade quello che il Polisario da anni prevede: intere generazioni giovani si sono stancate delle false promesse, vogliono prendere in mano il proprio destino e almeno bloccare lo sfruttamento illegale delle risorse naturali del Sahara Occidentale. I saharawi sono stanchi di sentire chiamare l’occupazione illegale del Sahara Occidentale da parte del Marocco come un conflitto di bassa intensità».
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