Stallo sul rinnovo del contratto nazionale dei tessili, presidio in piazza della Scala a Milano
È scaduto da un anno e mezzo e interessa circa 450mila addetti. Il sindacato: "I lavoratori del tessile abbigliamento non sono lavoratori di serie B"
Il contratto collettivo nazionale dei tessili è scaduto da circa un anno e mezzo e la trattativa per il suo rinnovo è in una fase di stallo sia sulla parte normativa che su quella economica. Per questi motivi i segretari regionali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, rispettivamente Luisa Perego, Cinzia Bettinelli e Nunzio Dell’orco, hanno organizzato per martedì 22 giugno dalle ore 10,30 alle ore 12,30 un presidio in piazza della Scala a Milano, a cui interverranno anche le segreterie nazionali dei sindacati di categoria, Sonia Paoloni, Raffaele Salvatoni, Daniela Piras.
Il rinnovo del contratto interessa 450mila addetti. Quello del tessile- abbigliamento è un comparto storicamente importante per il Made in Italy, ma in questo momento la distanza tra sindacati e associazioni datoriali sembra piuttosto marcata. «Non possiamo accettare che i lavoratori del tessile abbigliamento siano considerati di serie B – dicono i segretari sindacali di categoria -. Il settore tessile resta una colonna portante del Made in Italy e presenta una bilancia commerciale positiva. Quindi è urgente assicurare a 450.000 famiglie, un contratto moderno, dignitoso, innovativo».
UNA SITUAZIONE DI STALLO
La trattativa per il rinnovo si è aperta all’inizio di dicembre dello scorso anno. Al tavolo sono stati affrontati temi di politica industriale, la parte normativa e quella economica, il welfare contrattuale. La richiesta avanzata dalle imprese per il rinnovo del contratto e da concordare a livello nazionale, riguarda l’ambito delle procedure di licenziamento collettivo, con cui si chiede di affidare un peso maggiore al criterio di scelta riguardante le caratteristiche tecnico-produttive e organizzative rispetto agli altri criteri previsti dalla legge.
I sindacati hanno rispedito al mittente la richiesta proponendo a loro volta un documento denominato “Protocollo per governare il cambiamento” contenente le linee guida per una gestione condivisa delle crisi aziendali, per la tutela dell’occupazione e della riqualificazione professionale. Proposta a sua volta respinta dalla controparte datoriale che ha avanzato ulteriori richieste tra cui: straordinario obbligatorio, gestione unilaterale degli orari di lavoro, pagamento e fruizione in modalità collettiva dei permessi per Rol (riduzione orario di lavoro) senza accordo sindacale, modifica dell’istituto delle tre settimane di ferie consecutive e posticipo termine per la programmazione al mese di giugno, modifica dell’istituito malattia con intervento sull’indennità per i primi 3 giorni di carenza, eliminazione della quinta settimana di ferie per gli impiegati.
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