Sciopero degli addetti negli aeroporti, oltre sessanta voli cancellati a Malpensa e Linate
L'agitazione riguarda vali scali italiani. Diverse le cancellazioni dei voli delle low cost, a partire da Ryanair, e di Ita Airways

Trentadue voli cancellati a Milano Malpensa, trentaquattro a Linate: già nel pomeriggio della vigilia era evidente l’impatto dello sciopero negli aeroporti milanesi.
La giornata di proteste tocca vari scali italiani e coinvolge il personale di handling, i servizi di terra alle varie compagnie erogati da aziende in appalto. Era previsto anche uno sciopero Easyjet, ma dichiarato da una sola sigla. Negli scali milanesi scioperavano anche gli autisti degli autobus interni.
Molti i disagi su Ryanair, con l’annullamento ad esempio dei voli per Siviglia, Malaga, Napoli, Bratislava, Barcellona, Porto e Parigi. WizzAir ha cancellato i voli per Rejkyavik e Pristina.
Ci sono stati anche alcuni ritardi su Easyjet e qualche cancellazione (ad esempio voli per Edimburgo, Londra Gatwick e Amsterdam da Linate).
Lee cancellazioni hanno riguardato non solo le low cost, ma anche le compagnie maggiori o controllate da grandi gruppi: così Lufthansa ad esempio ha cancellato un volo per Francoforte, Air Dolomiti uno su Monaco e e uno Francoforte, Swiss Airlines ha annullato il volo del pomeriggio per Zurigo. È “saltato” il volo American Airlines per Philadelphia, Sas ha annullato un volo per Copenhagen e Turkish uno per Istanbul.
Su Linate numerose le cancellazioni di Ita Airways, sia interne (Roma, Bari, ecc) sia internazionali, per l’adesione del personale di Swissport, l’azienda che assicura servizi di terra. “Saltati” anche alcuni voli del gruppo Lufthansa e di British su Londra o Air France/Klm su Parigi e Amsterdam.
Perché scioperano?
«I lavoratori chiedono il pagamento delle maggiorazioni domenicali, del lavaggio degli indumenti da lavoro DPI e del corretto pagamento delle ferie oltre al riconoscimento di adeguamenti salariali aziendali» dice la Cub Trasporti, una delle sigle sindacali coinvoltenella protesta. «Ne è un esempio che a fronte di lavoratori che debbono prestare l’attività lavorativa in media due domeniche al mese, nessuna maggiorazione gli viene riconosciuta a differenza di quanto avviene in tutte le altre categorie lavorative».
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