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“La nuova frontiera della mafia sono le piccole società sportive”

Il presidente della commissione antimafia del comune di Milano è stato in visita a Busto Arsizio spiegando cosa ha fatto la metropoli per fermare mafia e corruzione

pallone calcio

Come fare ad incontrare un politico senza destare sospetti? Come fare per iniziare ad approcciarsi ad un imprenditore? Come fare a far capire a qualcuno che si è in grado di mobilitare persone (e voti)? Con le piccole società sportive. È questa la nuova frontiera della mafia che punta ad usare l’ambiente sportivo come Cavallo di Troia verso poteri politici ed economici.

Ne è convinto David Gentili, presidente della commissione antimafia di Milano, che nei giorni scorso ha incontrato i suoi omologhi a Busto Arsizio. «Ci siamo accorti che lo sport può essere uno strumento interessante per le piccole e medie realtà criminali -ha spiegato- perché essere il presidente di una realtà sportiva ti dà la possibilità di entrare in contatto con realtà economiche e amministrative». E così «se per un presidente di una società di calcio è normale parlare con il sindaco per sistemare un campetto o con un imprenditore per avere una sponsorizzazione, chi è in malafede può vedere in queste realtà uno strumento molto utile per creare consenso e anche riciclare denaro».

A Milano di tutto questo se ne sono accorti nel 2011 «quando ci hanno bruciato una struttura sportiva come vendetta per la richiesta della Prefettura di revocare una concessione ad una società». Quindi da quel momento la città ha iniziato a prendere delle contromisure. «Con Transparency International abbiamo preparato un codice etico molto dettagliato» che da un lato «punta a tenere lontani questi interessi dalle società» e dall’altro vuole «aiutare le società stesse a rendersi conto dei rischi che corrono». Un esempio è quello dei dirigenti sportivi: «Noi chiediamo di scegliere dirigenti con la fedina penale pulita ma se ce n’è qualcuno con qualche precedente la società deve motivare il perché di quella scelta; non è vietato, ma bisogna essere consapevoli delle proprie scelte».

commissione antimafia busto arsizio

Ma ci sono anche altri modi con i quali le amministrazioni pubbliche possono contrastare i fenomeni di illegalità. «Noi a Milano abbiamo deciso che le realtà che hanno convenzioni con l’amministrazione pubblica devono servirsi di aziende che siano nella white list della Prefettura» continua Gentili. E poi c’è tutto il tema dei locali pubblici che servono a riciclare denaro: «Noi non facciamo indagini ma possiamo segnalare anomalie, ad esempio su quel bar sempre aperto ma in cui non va mai nessuno o su quel negozio aperto dall’oggi al domani. E se alla fine la Prefettura ci chiede di revocare le licenze a quel punto noi agiamo».

Sono tanti e diversi gli strumenti che si possono utilizzare ma una cosa è certa: «Ormai il termine mafia è riduttivo, bisogna appropriarsi del tema della lotta alla corruzione sotto ogni aspetto con il doppio scopo di difendere l’integrità del proprio ente e dell’attaccare gli interessi criminali».

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Marco Corso
marco.corso@varesenews.it
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Pubblicato il 25 Marzo 2019
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