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Le cimici saranno sconfitte dalle “formiche” alate

La docente di zoologia dell'Università dell'Insubria spiega come si stia conducendo la battaglia contro l'invasione fastidiosa e dannosa dell'insetto asiatico

cimice asiatica sulle pesche di monate

Una “formica” volante sconfiggerà la cimice. È questa l’ultima arma individuata per debellare il fastidiosissimo insetto che da qualche anno infesta campagne e città. 

Dopo anni di invasioni incontrollate, la cimice asiatica pare avere i giorni contati. Gli studi , hanno stretto il cerchio su alcune specie di parassitanti per individuare quali utilizzino la cimice asiatica come “incubatore” delle proprie uova: « Già due anni fa – – spiega la professoressa Annalisa Grimaldi, professore associato di zoologia all’Università dell’Insubria – il Centro di ricerca e certificazione del Crea aveva individuato il microimenottero Ooencyrtus telenomicida, lunghezza compresa tra i 12 e i 16 millimetri  (1 mm in meno della cimice), con la capacità di parassitare le uova deposte dalla cimice asiatica Halyomorpha halys. Una sola femmina di questo imenottero è capace di parassitizzare in 24 ore il 35% delle uova di cimice da una sola femmina. La femmina di questo micro-imenottero inocula le proprie uova in quelle della cimice. Dalle uova nascono piccole larve che si cibano del contenuto dell’uovo della cimice e impediscono quindi lo sviluppo e la nascita della cimice. Dall’uovo della cimice quindi escono numerose larve di microimenotteri che una volta diventati adulti (si trasformano in insetti simili a piccole vespe) daranno origine a nuovi potenziali parassiti di cimici. Quindi la popolazione aumenta dei micrimenotteri aumenta più velocemente di quella della cimice».

La sua efficacia nella lotta alla cimice asiatica è stata, però,  sotto le aspettative. 

Recentemente è stato individuato l’ Anastatus bifasciatus, erroneamente  definito formica alata, che è una piccola vespina presente in natura a livello italiano e che mostra un’elevata capacità di parassitare le uova della cimice asiatica.

Il suo rilascio nell’ambiente è previsto già da maggio di quest’anno nella campagne della Romagna. Saranno istituiti campi “trappola” con colture di soia e favino dove la cimice trova rifugio. Anastatus bifasciatus sarà anche disperso in frutteti protetti da reti, in cui piccole popolazioni di cimici hanno trovato rifugio.

Lo scopo è quello di iniziare con prove applicative a partire da maggio in Emilia Romagna e poi estendere il progetto anche sul resto del territorio nazionale in collaborazione con Enti di ricerca italiani ed europei.

La dispersione dell’insetto è visto come un vero e proprio strumento di lotta biologica, introducendo in maniera mirata elevate quantità di individui, senza interferire con altri fattori di equilibrio naturale.

Arrivando la bella stagione, la battaglia alla cimice diventa serrata per evitare le conseguenze disastrose che gli agricoltori hanno sperimentato negli ultimi anni. Ma gli effetti saranno positivi per tutti noi impegnati nella sgradita invasione. 

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Pubblicato il 03 Aprile 2019
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