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Perché no?

«È disarmante rilevare che gli indagati abbiano uno scarsissimo senso della legalità» afferma il sostituto procuratore. Sono tempi di malaffare in cui tutto si può fare e sul "perché no!" sembra trionfare il "perché no?"

gianbattista fratus sindaco legnano

“Sono tempi in cui i «perché no?» sostituiscono i «perché no!». Quindi ci sono degli imperativi morali ed etici che si sfarinano un po’ e tutto sembra possibile nel bene e nel male”.

La letteratura spesso aiuta a leggere i fenomeni. Grazie al racconto, lontano dalla cronaca, si può entrare ancora più in profondità nella vita quotidiana.

“I «tempi nuovi» riguardano tutto il paese, ma Milano, città che coglie velocemente i cambiamenti, li rende più visibili”, racconta Alessandro Robecchi commentando il suo ultimo romanzo.

Quello che ha detto ieri il sostituto procuratore Nadia Calcaterra sarebbe stato utile allo scrittore. Peccato che non sia finzione e non sia arte, ma un quadro desolante con al centro alcuni protagonisti della vita politica e amministrativa di Legnano.

«È disarmante rilevare che gli indagati abbiano uno scarsissimo senso della legalità, non percepiscono assolutamente la gravità e il disvalore penale, quasi fossero un modus operandi legalizzato in quanto diffuso».

Quel «perché no?» oggi è dirompente, è diventato sistema e coinvolge la società a ogni livello. Proprio come nel libro di Robecchi. Un sistema dove non contano più le regole, ma ancora meno le competenze. Le persone vengono scelte in base ad altri criteri, e chi lo fa si sente invincibile.

Il potere è sempre una brutta bestia, ma come un algoritmo che evolve, è in grado anche di diventare peggiore se il quadro di riferimento diventa più povero. In assenza di codici etici forti, di una selezione dei politici attraverso percorsi di formazione seri è più facile che trionfino furbizia e malaffare.

Le due inchieste tra Milano, Varese e Legnano hanno tanti punti in comune. Quelli più inquietanti riguardano la spregiudicatezza degli intrecci tra politica, affari e cariche pubbliche. Il lavoro della magistratura è solo all’inizio, ma ci sono già esempi precisi di cosa significhi un sistema. I riflettori sull’agenzia Afol, intorno a cui si muoveva di tutto, è il punto di connessione in cui sono coinvolte diverse persone indagate. È un elenco lungo che riguarda Nino Caianiello, il presidente Giuseppe Zingale, ma a titolo diverso anche l’assessore di Legnano Chiara Lazzarini agli arresti domiciliari per altre vicende del suo comune, l’europarlamentare Lara Comi e un avvocato ligure che svolgeva consulenze per l’agenzia. Un giro tutto legato a Forza Italia. Sarà un caso?

Un sistema che andrebbe denunciato con determinazione anche perché i posti in cui vengono inseriti amici degli amici sono tantissimi. Ad ogni indagine si va a vedere come sono composti alcuni CdA, quali sono i compensi degli amministratori, quali le competenze e c’è da restare senza parole. Anche per questo il potere muove le sue leve e si scatena. È un gran giro di soldi, oltre che una malattia degenerativa.

Il sindaco leghista di Legnano Fratus entra in pieno in quel «perché no?». Non tanto per gli accordi politici per vincere al ballottaggio, ma perché non ha la minima remora a saltare ogni regola, quando lui ne dovrebbe essere garante. La cosa più grave è che non ci si ferma di fronte a niente e, quando qualcuno si oppone a quei disegni criminali, viene estromesso dal proprio ruolo.

“C’è un mare sotterraneo e si mischia un po’ tutto” racconta il solito Robecchi. I suoi sono romanzi, a tratti amari, ma sempre con un finale positivo. Se al lavoro della Magistratura non segue un impegno culturale, quel «perché no?» diventa straripante e ne pagheremo sempre di più le conseguenze perché non crederemo più a niente e a nessuno. Anche per questo fanno malissimo quegli esponenti politici leghisti, che via via salgono fino al ministro, a minimizzare quanto successo a Legnano.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it
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Pubblicato il 17 Maggio 2019
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