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Polizia e taxi in attesa. La stazione deserta e irriconoscibile.

Sulla piazza aperti solo un minimarket e la farmacia. Il racconto del tassista: "Ci si muove solo dopo i controlli"

gallarate generico

Di solito punto di passaggio, sempre affollatissimo a ogni ora del giorno e anche della notte, la stazione di Gallarate è ora irriconoscibile. Un mezzo deserto urbano, visto il crollo dei movimenti delle persone dopo gli ultimi decreti di domenica e di mercoledì.

Sul piazzale resistono i tassisti, che garantiscono un servizio per i pochi che ancora arrivano in città. «Il controllo è capillare» assicura al telefono Giuseppe De Bernardi Martignoni, consigliere comunale ma qui nelle vesti (con mascherina) di conducente di auto bianca.

«C’è una sola uscita dalla stazione presidiata dalla Polizia, perché quella posteriore verso Sciarè è chiusa: tutti quelli che arrivano devono dimostrare da dove arrivano e perché» racconta, confermando quanto già attivato nei giorni scorsi, con il presidio costante della Polfer e degli agenti del Commissariato diretto dal commissario capo Luigi Marsico.
Movimenti minimi, in questo contesto. «Arrivano persone che devono andare in qualche studio medico per visite specialistiche, ferrovieri convenzionati che prendono servizio in stazione, pochi che rientrano a casa da altre località».

«Siamo qui per opera pia, per la collettività» scherza Martignoni. In realtà non è tanto uno scherzo, visto che in effetti i taxi sono servizi pubblici normati. «Ognuno qui fa 2-3 corse al giorno, siamo qui in cinque o sei macchine ma ne basterebbero due ad assicurare il servizio». E a Malpensa, non ci va più? «In aeroporto non si carica più: non fai in tempo ad arrivare in cima alla coda di taxi in attesa, soprattutto al Terminal 2. È già da febbraio che non vado in aeroporto, personalmente». E le precauzioni sul lavoro? «Ognuno si è comprato mascherina, disinfettante e gel».

In questo contesto, l’aspetto più strano è l’impressione che a Gallarate arrivi ancora qualche tossicodipendente “diretto” ad una piazza di spaccio di (relativamente) recente formazione, quella dei boschi intorno a Cascina Costa. Per il resto, l’impressione spettrale dà paradossalmente la speranza che la risposta di massa sia ora adeguata. «Ci auguriamo che in tempo breve si riesca ad uscire» conclude Martignoni.

Anche la piazza è deserta: i portici – di solito animati e disordinati – sono vuoti, gli unici esercizi aperti sono il minimarket del Bangladesh e la farmacia.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 12 Marzo 2020
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